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Fini: "Clandestini, no alle denunce dei medici"

Gianfranco Fini

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"Questa cosa non mi convince. Il medico ha il diritto di curare le persone non di guardare se è un clandestino o meno". Gianfranco Fini spiega che se il medico sarà costretto a denunciare il clandestino "si creerà un circuito di medicina alternativo". "Non dico che il clandestino andrà da uno sciamano, ma sicuramente si servirà di terapie parallele", osserva il presidente della Camera parlando a 'Porta a porta'. "Questa norma - aggiunge Fini - potrebbe portare dei rischi per la società, con il diffondersi di patologie pericolose. Ragioniamo prima di dar vita a provvedimenti che possono ledere il diritto della persona. Nei confronti del clandestino bisogna ricordare che è sempre una persona umana. Il rispetto della dignità viene prima di qualsiasi connotazione. Prima è un uomo", conclude Fini. Il presidente della Camera osserva che "la sicurezza è un bene primario. Mi preoccupa - aggiunge - il fatto che possa diventare un problema etnico", "se si crea una sorta di pregiudizio nei confronti dell'altro questo è un momento molto brutto per l'Italia". Poi Fini parla del caso della Caffarella a Roma: "lo stupro è sempre un'infamia, non ha nazionalità". Il presidente della Camera ribadisce "il suo no ad etichette etniche, altrimenti siano oltre la xenofobia, siamo al razzismo. Ma - osserva Fini - se il dna scagiona i due rumeni è vergognoso scandalizzarsi. Dobbiamo stare attenti a non dare vita a provvedimenti che possano portare a ledere i diritti umani".

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