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Archivio Genchi, "Controllato il direttore del Sismi"

Gioacchino Genchi

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L'allarme lo lancia nell'aula del Senato Francesco Rutelli. Il presidente del Copasir, il comitato di controllo sui servizi segreti, spiega che il caso Genchi rappresenta «una vicenda di enorme rilievo per le istituzioni democratiche». Per Rutelli, «il rilievo istituzionale di questa vicenda riguarda quattro punti principali». L'ex vicepremier li elenca. Anzitutto, «l'acquisizione di dati estremamente sensibili riguardanti l'ex direttore del Sismi, generale Nicolò Pollari». Nonchè l'acquisizione dei tabulati di traffico telefonico di altre 17 utenze mobili e 11 utenze fisse utilizzate da appartenenti ai Servizi. Inoltre, «la tecnica di indagine sviluppata dal consulente cui il pm di Catanzaro ha delegato lo svolgimento degli accertamenti che ha portato ad acquisire un numero impressionante di dati, una cifra oscillante tra i 14 e i 18 milioni di righe di traffico telefonico». E infine «una "banca-dati" nella disponibilità di tre distinti uffici giudiziari, le procure di Catanzaro, di Salerno e di Roma, e del consulente Gioacchino Genchi, che non ha distrutto i dati in suo possesso». Rutelli premette subito che «la vicenda non può assolutamente essere definita di ordinaria amministrazione». E chiarisce: «Il Copasir non ha inteso esprimere giudizi sull'attività della procura di Catanzaro, a proposito dei due procedimenti denominati "Poseidone" e "Why Not?" e ha espresso rispetto nei confronti di indagini giudiziarie che si sono svolte in contesti delicati. Tocca agli uffici giudiziari valutare alcune dichiarazioni che abbiano raccolto anche presso il Comitato, contenenti una lettura critica delle ragioni che avrebbero portato all'avocazione delle indagini». Come primo punto, Rutelli sottolinea il «rilievo istituzionale» derivante dalla «acquisizione di dati estremamente sensibili riguardanti l'ex direttore del Sismi, il generale Nicolò Pollari». In particolare, «sono state individuate le sue conversazioni telefoniche e la lista dei suoi interlocutori per venti mesi del suo mandato di capo del servizio segreto militare. Attraverso i tabulati, che includevano queste informazioni, è stato verosimilmente tracciato il percorso dei suoi spostamenti per lo stesso periodo di tempo, dal 10 marzo 2005 al 15 dicembre 2006», dunque per quasi 21 mesi. «Lo stesso è avvenuto per due stretti congiunti del generale Pollari». Un altro «caso emblematico», dopo quello di Pollari, riguarda il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso, «del quale sono stati acquisiti i tabulati di 24 mesi di traffico telefonico, nonostante lo stesso pm responsabile delle indagini abbia chiarito di essere all'oscuro di questa attività svolta dal suo consulente», osserva Rutelli. Commenta a tal proposito il presidente del Copasir: «Ogni cittadino italiano può ben comprendere la delicatezza della disponibilità di queste informazioni. Può comprenderlo anche chi magari sia meno sensibile alla tutela dei dati, protetti dalla legge, riportati nei tabultati di almeno 13 parlamentari, ministri e sottosegretari, nonchè delle utenze di 14 numeri riferiti alla Presidenza della Repubblica di 52 utenze fisse e mobili del Csm». Subito dopo attacca Maurizio Gasparri, capogruppo Pdl al Senato: «La relazione di Rutelli nell'Aula del Senato sullo scandalo Genchi ci parla di una vicenda inquietante. Sono stati sventrati con attività illecite apparati di sicurezza, servizi segreti, ambasciate, procura antimafia e Parlamento. Una mostruosa e illegale banca dati è ancora esistente nonostante gli evidenti e reiterati reati connessi da Genchi e non solo da lui». Duro anche il senatore del Pd Felice Casson: «Rimangono fortissime perplessità e pesanti dubbi sulla vicenda investigativa che ha riguardato comuni cittadini e decine di rappresentanti delle istituzioni, di ogni ordine e grado, con una disinvolta gestione di dati e informazioni molto sensibili, gestione posta in essere in occasione di un'indagine giudiziaria penale». È intervenuto anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «Una delicatissima vicenda che investe anche la sicurezza nazionale». Dal canto suo il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, colui che ha delegato Genchi, non molla: «Insieme ai miei più stretti collaboratori attraverso la ricostruzione dei finanziamenti pubblici in Calabria, avevamo scoperto, in modo esattamente preciso, quella che con gergo giornalistico si potrebbe anche definire la nuova P2».

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