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Giustizia, pronti alla riforma Di Pietro jr.: "Colpito per mio padre"

Cristiano Di Pietro

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È ancora il dialogo sulle riforme a tenere banco nel dibattito politico. L'auspicio di Silvio Berlusconi affinchè Walter Veltroni divorzi da Antonio Di Pietro sembra ottenere l'effetto contrario: con il Pd che, per reagire a quello che definisce un “diktat”, invita ad una maggiore coesione dell'opposizione. Compattezza che contraddistingue anche la maggioranza unita, con qualche piccolo distinguo (come sulle intercettazioni che la Lega vorrebbe mantenere per i reati contro la Pa), nel premere sul piede dell'acceleratore delle riforme. La maggioranza ha già fissato il suo calendario. “A gennaio il federalismo fiscale al Senato; nel frattempo si passerà alla giustizia per la parte riformabile a Costituzione vigente. E più avanti ci occuperemo della seconda parte, presidenzialismo, federalismo, bicameralismo, giustizia», annuncia Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. “Cercheremo il confronto – aggiunge - ma non accetteremo ostruzionismi”. Il Pdl cerca di evitare qualsiasi strappo con la Lega: “Al Senato, il primo punto all'ordine del giorno è il federalismo; quindi, alla Camera decollerà la riforma della giustizia”, dice Fabrizio Cicchitto per tranquillizzare il Carroccio. Una posizione che piace al partito di Umberto Bossi, ma che non lo tranquillizza fino in fondo: “La Lega sosterrebbe l'indicazione di Silvio Berlusconi quale prossimo presidente della Repubblica, ma soltanto se il premier conquisterà il merito sul campo, portando a compimento le riforme”, afferma non a caso il leghista Roberto Calderoli. Il ministro per la Semplificazione (smentendo tra l'altro lo stesso premier che ieri aveva detto che il presidenzialismo non era all'ordine del giorno), annuncia anche che a febbraio la maggioranza presenterà la riforma della seconda parte della Costituzione per un «rafforzamento del ruolo del premier». Intanto, la maggioranza reitera i suoi appelli affinchè Walter Veltroni abbandoni l'Idv. “Se Veltroni procederà nella strategia suicida seguita finora, c'è un concreto rischio di annessione del Pd da parte dell'Italia dei Valori”, attacca Daniele Capezzone, portavoce di Forza Italia. Il Partito democratico deve decidere se dialogare in parlamento o se intende seguire il populismo di Di Pietro, afferma il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi.  Ma gli appelli del centrodestra al posto di dividere, ricompattano l'opposizione. Rompere con l'Idv? “Tutto dovrebbe spingere in direzione esattamente contraria», risponde Franco Monaco (Pd), secondo il quale «solo i gonzi possono credere che siano consigli innocenti”. Ciò non significa che il partito di Veltroni non voglia rivedere il sistema giudiziario. Quella della giustizia è una riforma “indispensabile”, spiega infatti Giorgio Merlo, “ma una riforma del genere non può e non deve essere fatta contro nessuno: nè contro i magistrati nè contro l'opposizione”. Parole che rincuorano il leader dell'Idv, che rilancia: “Il tentativo di Berlusconi di dividere il centrosinistra è evidente” e credo che la risposta giusta sia quella di “allargare” la maggioranza a tutte le forze “riformiste”. Prosegue intanto lo scontro a distanza fra l'ex pm e il Cavaliere: “Berlusconi non vuole riformare la giustizia, ma la vuole deformare”, attacca Di Pietro. Parole che spingono persino Gianfranco Rotondi, leder dell'unico partito della maggioranza da sempre fautore del dialogo, a porre il problema dell'alleanza Pd-Idv: “Su tutti i temi si può trovare un terreno di confronto”, osserva leader della DcA, “ma è chiaro che posizioni come quella di Di Pietro non portano a costruire nulla di buono”. Nel frattempo Cristiano Di Pietro lascia l'Idv. Il figlio di Antonio Di Pietro, chiamato in causa nell'inchiesta Global Service condotta dalla procura di Napoli, lo comunica con una lettera ai dirigenti locali e nazionali dell'Idv, lettera che il padre fa pubblicare sul suo blog. Un gesto accolto positivamente dal leader dell'Idv che, spiega in premessa alla pubblicazione della lettera, considera «corretto e per certi versi forse eccessivo visto che non è nemmeno indagato, ma lo rispetto e ne prendo atto». Cristiano Di Pietro, premette di aver fatto e di continuare a fare il proprio “dovere di consigliere comunale e provinciale senza mai aver infranto la legge (e infatti nessuna autorità giudiziaria mi ha mai mosso alcun rilievo). Eppure mi ritrovo tutti i giorni sbattuto in prima pagina come se fossi un 'appestato'. La mia unica colpa - continua - è quella di essere figlio di mio padre: per colpire lui stanno colpendo me, mia moglie e i miei tre figli, dimenticando che anche noi abbiamo la nostra dignità ed abbiamo il diritto di esistere. Lascio l'Italia dei Valori e conseguentemente ogni incarico di partito e anche il mio ruolo di capogruppo al consiglio provinciale di Campobasso, ove mi iscriverò al gruppo misto. Lo faccio con sofferenza e dispiacere (soprattutto per la disumana ingiustizia che sto patendo) ma non voglio creare imbarazzo alcuno al partito. Attenderò serenamente che la procura di Napoli completi le indagini preliminari in corso (che peraltro nemmeno riguardano la mia persona) in esito alle quali ogni singola posizione personale potrà essere chiara a tutti. Poi - conclude Cristiano Di Pietro - quando tutto sarà chiarito, ne riparleremo”.  

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