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Maestro unico, nessuna retromarcia. Gelmini: "La sinistra ci da ragione"

Mariastella Gelmini

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{{IMG_SX}} Ha sfogliato i giornali sui quali campeggiano i titoli con le parole «dietrofront», «retromarcia», «svolta», associate al suo nome. E lei, il ministro dell'Istruzione e dell'Università, non ci sta: «Macché, nessuna retromarcia. Vado avanti, dritto per la mia strada». Guai poi a parlarle del «maestro unico facoltativo». Lei s'inalbera: «Ma quale facoltativo!». E allora, ministro, ci spieghi che cosa è cambiato. «Nulla, e nulla può cambiare». In che senso? «Nel senso che il maestro unico è stato deciso da una legge dello Stato. Ha capito bene? Leg-ge del-lo Sta-to». E allora? «Allora solo un'altra legge può riportarci alla situazione dei tre maestri, al modulo o a qualunque altra soluzione». Be', è evidente. «Lo sarà per lei ma non per la stragrande maggioranza della sinistra che continua a parlare di cambiamenti che non ci sono». D'accordo, ma da ieri che cosa diventa facoltativo? «Certo non il maestro unico. L'unica facoltà è che si potrà scegliere tra tempo pieno e non. Ed è esattamente quello che aveva detto il presidente Berlusconi nella conferenza stampa di ottobre. Tutto qua. Chi sceglierà di tenere a scuola più tempo i figli ne avrà diritto». Ma questo presuppone che ci saranno più maestri per una stessa classe, o no? «Ma questo è ovvio. Il punto è che non ci sarà la compresenza. Ovvero, inizia un maestro, finisce, va via, ne arriva un altro e va avanti. Non saranno tutti e due presenti nella stessa classe. Lo avevamo promesso e così è stato. Avevamo detto che non ci sarebbe stata una riduzione delle ore di inglese e non c'è stata. Avevamo detto che non ci sarebbe stata una riduzione per gli altri insegnamenti come l'informatica, e così è stato». Quindi dall'altro ieri non c'è alcuna novità? «No, una ce n'è. Ed è il fatto che i sindacati, quasi tutti ad eccezione della Cgil, si sono venuti a sedere al tavolo con il governo. E questo è molto importante, non posso che esserne soddisfatta». Il resto della riforma resta immutata. Anche i tagli? «Anche i tagli». Allora un'altra novità c'è? «Ah sì, e quale?». Che prima la sinistra protestava contro i tagli e oggi approva la riforma anche se le riduzioni di spesa rimangono le stesse. «Esatto. Oggi si rendono conto che i cambiamenti che abbiamo deciso sono dei buoni cambiamenti, che le scelte prese sono delle buone scelte». Be', non si contestano più i tagli. «Questo mi sembra evidente». Ma perché in commissione, sia alla Camera che al Senato, il dibattito è stato pacato e in parte vi sono stati punti di contatto, mentre quando si è arrivati in Aula si è riaccesa la discussione? «Perché è in corso una lotta interna alla sinistra, interna al Pd. Una lotta tra l'anima riformatrice incarnata dall'economista Nicola Rossi, dall'ex ministro Luigi Nicolais. E l'ala invece massimalista che tende ad andare verso gli estremi. E una lotta che è divenuta ancora più evidente sulla scuola». Ma perché sulla scuola? «Perché è stata l'unica battaglia sulla quale si è concentrata l'attenzione. Hanno raccolto questa bandiera e ne hanno fatto una guerra pur di dimostrare la loro esistenza in vita. Si ricorda? Avevano detto pure che avrebbero fatto un referendum». Già, che fine ha fatto? «Non lo deve chiedere a me. Dico solo che forse, visto che è ben difficile raccogliere le firme, stanno dicendo che è cambiata la riforma in modo da poter giustificare dopo la non raccolta. Forse. Davvero non so che cosa pensare. Il testo non è cambiato per nulla, è lo stesso del decreto. E anche il piano programmatico è lo stesso identico di prima. Prima dicevano che non condividevano, adesso dicono che sono d'accordo. Per farlo devono sostenere che sono cambiati i testi quando non è vero per nulla. Vanno avanti con la mistificazione come hanno fatto negli ultimi mesi». Veniamo alle critiche: dall'anno prossimo il tempo pieno sarà a pagamento? «Balle. Assolutamente no, sarà garantito come lo è adesso. Come abbiamo scritto e ripetuto nelle conferenze stampa». Saranno ridotte le ore di inglese? «Balle. Sarà tutto confermato. Anzi, per le medie aumenteranno. Tutte balle, glielo ripeto. Non è vero nulla, basta leggere le carte e non andare dietro alla campagna di mistificazione della sinistra». Perché ha rinviato l'introduzione del nuovo corso per le superiori? «Perché penso sia giusto prendere tempo per informare meglio le famiglie sui cambiamenti in arrivo e non generare confusione». Evitare un nuovo problema di comunicazione? «Non c'è stato nessun problema di comunicazione da parte nostra. Nulla potevamo contro la malafede degli altri». Scusi, ma una cosa non è chiara. Perché la sinistra avrebbe cambiato idea? E perché ora? «Perché più passa il tempo più si diradano le nebbie delle bugie ed emergono i veri contenuti del decreto sulla scuola. E poi più si va avanti più ci si avvicina al 28 febbraio, data entro la quale vanno effettuate le iscrizioni. E quindi le famiglie apprendono direttamente dalle scuole come stanno le cose. Bisogna avere pazienza». Lei comunque adesso è più aperta al confronto. «Lo sono sempre stata, non ho mai smesso. Con i sindacati abbiamo accettato di aprire un tavolo sui precari. Ho aperto anche un canale su You Tube che sta andando molto bene. Voglio parlare soprattutto agli studenti, avere un filo diretto con loro». Accetterà qualche loro proposta? «Lo abbiamo fatto per esempio sulla differenziazione delle borse di studio da zona a zona. E lo faremo ancora. L'importante è che loro sappiano che non tuteleremo più alcuno spreco o privilegio».

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