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Fanno finta di niente

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Così la parola dimissioni, quanto meno la loro presentazione prima che la loro accettazione, non è nemmeno entrata nel loro lessico. Il sindaco di Napoli, Rosa Russo Iervolino e quello di Firenze, Leonardo Domenici, restano attaccati alle loro poltrone. E utilizzando il grido che qualche anno fa si alzò dalla procura di Milano sotto pressione per le inchieste sulla Tangentopoli i due hanno deciso di «resistere, resistere, resistere». La linea di noncuranza per l'onda sollevata dai magistrati e che rischia di sommergere non solo loro ma il sistema delle giunte rosse in tutta Italia è stata spiegata dai due amministratori, ieri, nel corso della trasmissione televisiva «In mezz'ora» diretta da Lucia Annunziata. «Chiedo che il Pd applichi il codice deontologico che aveva elaborato Sergio Mattarella e che invece non è mai stato adottato» ha spiegato il sindaco del capoluogo campano invitando alla cautela estrema nel giudicare gli amministratori oggi nell'occhio del ciclone prima che si sia espressa la magistratura. Poi la denuncia: «Mi viene da sorridere, amaramente, quando sento che la "Tangentopoli rossa" è identificata in me o nel collega Domenici, a oggi non esiste nessuna inchiesta che mi vede coinvolta, o che riguarda la giunta che io guido. Anche i giornalisti devono rispettare deontologia professionale, verità e completezza dell'informazione». Colpa dei giornalisti insomma. Avvisati sul suo grado di resistenza. «Io credo di essere di acciaio, oltre che di ferro, e per questo forse dò un po' fastidio». Il secondo attacco è per un suo collega di partito. «In merito all'intervista al Corriere della Sera di Umberto Ranieri (esponente del Pd vicino al presidente Giorgio Napolitano ndr), per il quale la Iervolino dovrebbe azzerare la sua giunta, così come dovrebbe fare il governatore della Campania, Bassolino, il sindaco di Napoli ha risposto: «Vorrei dire all'amico Umberto Ranieri: perché dovrei azzerare la giunta che, al momento, così com'è composta, non vede davanti a sè nessuna pendenza giudiziaria?». Difesa a oltranza anche per il sindaco di Firenze che ha spiegato il significato del suo gesto di sabato, e cioè la decisione di incatenarsi davanti a Repubblica: «Oggi giorno bisogna fare così per farsi ascoltare, non va bene, ma è così e io l'ho fatto anche contro il mio carattere. Spero di aver contribuito ad aprire un dibattito su problema dei rapporti tra media e politica». A suo avviso infatti certi articoli sono stati scritti per dimostrare la «tesi che il Pd e l'amministrazione di Firenze sono permeabili ai poteri forti, in questo caso Ligresti e Della Valle». Secondo Domenici poi «la questione morale» è frutto di «una crisi della politica, che non sta solo nel Pd ma in tutto il sistema politico istituzionale italiano». Per ora dunque nessun agnello sacrificale nel Partito Democratico.

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