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Nicola Imberti [email protected] Si dice che la politica ...

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Invitati a presentare l'ultimo libro di Bruno Vespa «Viaggio in un'Italia diversa» presso la sede de Il Tempo a Palazzo Wedekind, i due hanno messo in evidenza un feeling eccezionale. Per la verità è stato soprattutto l'ex presidente della Camera a «corteggiare», insistentemente ma pacatamente, Walter. Sintonia su tutto, «un'apoteosi» di complimenti e anche qualche scena di gelosia. Come quando, raccontando i primi mesi di legislatura, Casini ha spiegato che Berlusconi ha avuto prima un «rapporto mieloso con Veltroni» e poi, «un po' istericamente, uno stato d'animo aggressivo». Obiettivo, secondo il leader Udc, quello di «creare un rapporto preferenziale con l'opposizione del Pd, non compiacente, ma di comodo, al fine di dar vita a un bipartitismo che non c'è». Ma la corrispondenza di amorosi sensi tra Walter e Pier va ben oltre. Così, mentre il segretario del Pd spiega che «Villari è un problema di Palazzo Chigi con cui noi abbiamo un'intesa», Casini aggiunge che «il primo a cui nuoce questa situazione è proprio il presidente del Consiglio proprietario di canali tv». Veltroni invita il governo a dare risposte alla crisi economica sostenendo salari e piccole imprese e mettendo in atto un vero programma infrastrutturale? Ecco Casini elencare le sue priorità: famiglia, imprese, infrastrutture. Totale sintonia anche quando i due chiedono a Berlusconi un confronto costruttivo nel rispetto dei ruoli. Walter rilancia l'idea del tavolo («un'emergency room») che coinvolga tutti i soggetti economici e Pier spiega che lui, questa proposta, l'aveva già avanzata a Gianni Letta mesi fa. Certo, poi Veltroni parla di un premier «inadatto al dialogo e più propenso allo scontro». Niente problema, ci pensa Casini a difenderlo: «Se il presidente del Consiglio prende ad esempio ciò che dice Antonio Di Pietro gli dò ragione, ma il Pd ha favorito un clima collaborativo, non ha tenuto atteggiamenti ostruzionistici e si è comportato coerentemente con la linea espressa dal segretario in campagna elettorale». Anche sulla scuola, poi, i due sono ovviamente d'accordo. Entrambi contrari ai tagli indiscriminati proposti da Tremonti, entrambi favorevoli a una riforma che tenga conto anche delle posizioni degli studenti. Ragazzi che, secondo Walter, sono molto diversi da quelli degli anni '70 («il problema che politici e giornalisti hanno fatto il '77 e vedono tutto uguale»). «Quello di Veltroni è un discorso molto intelligente - commenta amorevolmente Pier - i direttori dei giornali interpretano questo movimento come quello del '68, ma è diverso». Impossibile infine dividerli sulla riforma della legge elettorale per le europee: no all'abolizione delle preferenze, no ad una soglia di sbarramento al 5% ma, soprattutto, no a riforme a colpi di maggioranza. «La legge si modifica solo se c'è un'intesa» avverte Veltroni. «La vicenda Villari - gli fa eco Casini - dimostra che si va avanti a colpi di mano quindi pensiamoci due volte prima di sederci a un tavolo». Anche perché il leader centrista non lo confessa apertamente, ma non è un caso se, parlando di elezioni, il suo pensiero vola dritto dritto a Trento dove, poche settimane fa, Lorenzo Dellai è stato riconfermato presidente della provincia da un'alleanza Udc-Pd («una coalizione moderata»). E se fosse solo l'inizio di un grande amore?

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