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dall'inviato Fabrizio dell'Orefice CRACOVIA La giornata è ...

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Racconta che il momento più emozionante è stato l'abbraccio spontaneo con Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, al termine della cerimonia dei sassi posati in memoria dei deportati italiani. E così a sera improvvisa una breve conferenza stampa in una saletta dell'hotel dove arriva in jeans e camicia a righe. Per dire parole chiare: «La mia condanna del fascismo e del nazismo è la stessa». Non dice che è totale. Né si dichiara antifascista come Fini. Semplicemente il sindaco di Roma ammette di aver commesso un errore a settembre quando in un'intervista affermò che il fascismo non era male assoluto. «Non erano argomenti da affrontare in quella sede — ammette — C'è stato un problema di comunicazione». Vuole chiudere quel capitolo Alemanno e per questo pronuncia parole che non lascino dubbi: «Non ho mai avuto in questi mesi posizioni ambigue rispetto al fascismo — spiega il sindaco della Capitale — Quello che è chiaro per me è che la condanna del fascismo e del nazismo deve essere ugualmente netta e questo deriva dalla memoria di quello che è successo. E questo non l'ho imparato adesso, lo sapevo, ma certe volte nelle interviste è difficile fare ragionamenti complicati, e si tradisce il significato vero delle parole». Quindi ribadisce: «Il significato vero è che la condanna del fascismo e del nazismo è uguale e netta». Se il presente è chiaro a pesare può essere il suo passato. Ma anche su questo Alemanno non vuole lasciare sul tappeto perplessità: «Il totalitarismo si muove su due direzioni diverse: quello di sinistra tende ad omologare, anche con la violenza, mentre quello di destra tende ad affermare, al contrario, le identità. Penso che le persone debbano essere libere di vivere la loro identità. Per questo quando ho visto gli incidenti di piazza Navona mi sono preoccupato». Porta come esempio proprio gli ebrei, quel loro «parlare con orgoglio delle loro radici. Penso che si possano avere queste identità: l'importante, però, è vedere nelle altre identità qualcosa che ci completa, e non qualcosa da distruggere». Essere di destra per Alemanno significa credere «nell'identità, nelle radici, nell'appartenenza». E il fascismo? «Quello che abbiamo visto di fascismo e nazismo sono degenerazioni». Al mattino aveva anche sottolineato come ad Auschwitz «si può vedere il lato oscuro dell'umanità». Insomma, il sindaco di Roma volta pagina. Si lascia alle spalle le polemiche sul passato. E guarda avanti. E detta le linee di una nuova destra.

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