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La minoranza che «assedia» le università assemblee fiume e poi cortei improvvisati

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Si crea un corto circuito: i viali universitari si riempiono, pure, di «studenti» attempati, di esterni che, normalmente, gravitano nei centri sociali e che, all'occorrenza, danno un contributo (concreto) alla protesta. Oppure lavoratori precari. Politici ed esponenti di partito no, meno che mai quelli di sinistra! Sarebbero fischiati e se ne stanno alla larga. Il popolo del no al governo Berlusconi più «arrabbiato» è concentrato a Milano. Anche ieri un corteo in scala ridotta composto da un centinaio di studenti ha tentato di bloccare il traffico nel centro cittadino. Erano reduci da una lezione di piazza e, a un certo punto, hanno deviato il percorso. Più o meno quello che è successo due giorni fa quando un manipolo di manifestanti ha lasciato il corteo spontaneo che si era formato alla Statale e che aveva fatto tappa prima a Palazzo Marino (contro l'ex maximo dell'Istruzione Moratti) poi in Prefettura (c'era ospite il ministro Maroni) e poi nel «casino delle cento sigle-collettivi-comitati promotori dell'iniziativa ... qualcuno ha deciso di organizzare questo casino a modo proprio» deviando per la stazione Cadorna dove c'erano i carabinieri e i ps in tenuta anti-sommossa. Così scrive un certo «Student» su Indymedia Lombardia, che poi è uno dei tanti siti in Rete che segue (in questo caso si tratta di un media) che segue gli sviluppi della protesta studentesca di questi giorni. Altri punti di riferimento sono i siti di Uniriot, di Global ecc. La protesta degli studenti organizzati (attenzione non è un blocco unico ma una miriade di gruppi, sigle ecc,) s'ispira all'autoformazione. Nel loro manifesto c'è scritto: «Siamo inafferrabili e irrapresentabili, perché siamo più veloci, vivi e intelligenti. Perché siamo un'intelligenza collettiva. L'autoformazione non è la ricostruzione della cittadella accademica, ma l'abbattimento delle sue ultime rovine».

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