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Banche: la quiete dopo la tempesta

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Il messaggio dei consulenti bancari è uno solo, sempre lo stesso: non c'è alcuna difficoltà, niente carenza di liquidità, nessun ostacolo alla concessione di un prestito. È una bella giornata per comprare una casa. Noi abbiamo trovato quello che cercavamo: 90 metri quadrati in un quartiere semiresidenziale della città, esposta bene, al terzo piano, di balconcino munita e silenziosa. Il problema sono i soldi. L'appartamento costa più del gruzzolo che «custodiamo» in banca e, quindi, abbiamo la necessità di chiedere un mutuo. Ma ce lo concederanno in questo periodo di crisi, mentre la finanza di tutto il mondo sta andando a rotoli e c'è il rischio di un crack globale simile o peggiore a quello del terribile 1929? Tra l'altro, non avendo proprietà da offrire in garanzia, si dovranno accontentare dei nostri stipendi, che sono dignitosi ma non altissimi. Ce la faremo, o saremo costretti a restare in affitto, gettando un terzo dei nostri salari congiunti in un pozzo senza fondo per il resto della vita? Non ci resta che provare. Per questo io e una collega ci «travestiamo» da marito e moglie e «testiamo» tre istituti di credito del rione Prati. Il primo è l'agenzia di «Intesa-San Paolo» in via Angelo Brofferio, a poche decine di metri da via Poma, la strada tristemente famosa per l'ancora insoluto delitto di Simonetta Cesaroni. L'addetto alla pratica è gentile e disponibile, anche se nel palazzo stanno facendo i lavori e la conversazione si svolge con un sottofondo (sotto per usare un eufemismo) di trapano solista. Dichiariamo contratti a tempo indeterminato, buste-paga di 2500 euro netti (io) e di 1200 (la mia posticcia consorte), per un totale di circa 4000 euro considerate le tredicesime. L'impiegato si informa della mia età ma non (è un gentleman, evidentemente) di quella della mia collega. Appreso che ho 51 anni, mi avverte che la scadenza deve essere al massimo di 25. «Ma gli interessi sono saliti in questo periodo?», domandiamo. «Nell'ultimo mese un pochino, pochi centesimi, però...», è la risposta. L'impiegato ci chiede se abbiamo altre garanzie, per esempio di tipo immobiliare. L'idea è un'ipoteca sulla casa di un nostro parente stretto o l'intervento di un consanguineo che metta in gioco pure il suo reddito. Ma anche senza potremo ottenere quello che vogliamo. A noi servono 250mila euro sul mezzo milione necessario all'acquisto e la concessione del prestito sarebbe alla nostra portata pur di versare mensilmente il 40 per cento dei nostri guadagni mensili. E i tempi? Per ottenere il mutuo (che è a tasso fisso) ci vorrà «un mesetto». Poi un consiglio: «Certo, se lei facesse una polizza-vita ci sarebbe la possibilità di uno sconto», suggerisce l'impiegato. Ci informiamo sulla situazione-liquidi in generale e lui confessa: «Lo dico tanto per parlare, naturalmente...Comunque, la carenza di liquidità ci porta ad avere maggiore attenzione alla concessione di finanziamenti...». Ringraziamo, salutiamo e lasciamo il nostro posto ad altri. Ci spostiamo nella vicina filiale dell'Unicredit (la 110) in viale Luigi Settembrini. Il clima è sereno, nessuna scena di panico, nessuna fila per ritirare i soldi sul conto corrente. Nell'istituto diventato simbolo dell'angoscia nazionale per la presenza di titoli «avvelenati» sono molto gentili. Il nostro consulente «cede» a una collega la chiamata in attesa per «servirci» subito. Questa volta modifichiamo leggermente i nostri dati: io guadagno di più, ma «mia moglie» ha un contratto a progetto, la cifra richiesta è la medesima, il tasso sempre fisso. Qui, però, il «consiglio» della polizza sulla vita diventa «un'offerta che non si può rifiutare», per dirla con le parole del «Padrino». «Sarebbe facoltativa ed è un po' una forzatura pretenderla - ci spiega l'addetto - Tuttavia in questo modo la direzione può concedere più facilmente il mutuo». Anche in questo caso, la mia età crea problemi sulla durata del mutuo: non posso andare oltre i 25 anni. E già mi hanno «scontato» dodici mesi abbondanti! I tempi di erogazione, una volta completata la documentazione indispensabile, si aggirano sui quindici giorni. L'impiegato ci stampa quattro prospetti con le varie possibilità: tasso variabile con o senza assicurazione e tasso fisso idem. Ci congediamo. L'unica difficoltà (a parte la richiesta di polizza-morte, che comincia a indurmi a gesti apotropaici) è uscire dall'edificio. Un anziano cliente, infatti, è rimasto dolorosamente incastrato con una mano nella porta girevole anti-rapina. Assieme a un dipendente, che mette in pratica lo slogan «puoi contarci», lo aiutiamo a liberarsi dalla trappola e abbandoniamo il campo. Siamo all'ultima tappa della mattinata. Cerchiamo un'istituto più piccolo. C'è un'agenzia della Tercas, la Cassa di risparmio della provincia di Teramo, in via Crescenzio. Non è lontano. Siamo lì in pochi minuti. Abbassiamo leggermente il livello del nostro reddito congiunto (e fasullo) ma anche la richiesta di finanziamento, che ora si attesta sui 200 mila euro. Le rate saranno pari a un terzo dei nostri stipendi sommati, l'erogazione un po' più lenta, un mese e mezzo o addirittura due mesi. È molto («Le banche non hanno finalità sociali», constata amaramente e con complice solidarietà il nostro interlocutore) ma è sempre meglio che continuare a pagare l'esoso affitto alla padrona di casa. L'assicurazione «non è vincolante», ci spiega il giovane. «Ma una banca, così, si sente più garantita e questo la invoglia a dare l'ok», aggiunge. Abbiamo afferrato il concetto: è meglio assicurarsi, specialmente alla mia età. Anche in questo caso, però, possiamo avere quello che vogliamo. La «visita» è finita. Ma prima di andarcene il consulente «teramano» ci confida la sua visione della crisi internazionale: «Gli americani sono dei pazzi che hanno giocato col fuoco per anni e adesso si stanno scottando - sottolinea - Noi invece siamo stati più prudenti. In media dicono cavolate: le banche italiane non hanno alcun problema di liquidità. Il nostro sistema è sicuro». (1/continua)

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