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La Consulta dichiara «inammissibili i provvedimenti» di ...

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Lupi aggiunge come il caso Englaro «apre evidentemente un dibattito che certo non ci può lasciare indifferenti. Non possiamo infatti accettare che pericolosi precedenti legislativi si trasformino in prasssi». Poichè la Corte «non è voluta intervenire nel merito, toccherà alla politica - conclude Lupi - fissare i paletti che serviranno per tutelare ogni vita umana dal suo concepimento fino a morte naturale». Scende in campo anche l'associazione Scienza & Vita che, con una nota ufficiale, dichiara di temere «per la sorte di Eluana, per quanti, in Italia, versano nelle stesse condizioni e per quanti vi si potrebbero trovare». Secondo l'associazione «è lampante che la strada aperta dal tutore di Eluana, e che ha trovato giudici consenzienti, avrà altri emulatori. E soprattutto darà fiato a quanti, anche nelle aule parlamentari, sostengono che esista un diritto a morire e che idratazione e alimentazione siano terapie mediche (e non sostegni vitali da garantire sempre e comunque)». Di urgenza di una legge sul fine vita parla Barbara Saltamartini, componente della Commissione Affari Sociali della Camera. «Purtroppo - afferma - non è la prima volta che le decisioni dei giudici si inseriscono come pericolosi grimaldelli nell'ordinamento nazionale ed in particolare nei temi etici. Ora è ancora più urgente che il Parlamento arrivi in fretta alla definizione di una legge equilibrata sul fine vita». «Aspettiamo di leggere le motivazioni della Corte Costituzionale - conclude la deputata del Pdl - ma naturalmente si tratta di un verdetto che, pur non entrando nel "merito", ha un notevole effetto pratico, lasciando ai giudici un potere pressochè illimitato di scelta sulla vita delle persone». Gia.Ron.

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