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L'idea che le persone, i poliziotti e i vigili urbani ...

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Di quelli a cui i neri, gli altri, gli extracomunitari, fanno veramente schifo. La prima forma di razzismo è proprio quella di trattare i neri, gli extracomunitari, gli altri in maniera diversa da come verrebbe trattato chiunque si trovasse nella medesima situazione. Di metterli in mezzo. Farli diventare icona di una battaglia costruita sull'emozione e sulla paura di un momento a uso e consumo di un teorema. Troppo facile. Il fatto da cui partiamo è la denuncia presentata ai carabinieri da un ragazzo di colore che ha raccontato di essere stato ammanettato, picchiato e denudato nella caserma dei vigili urbani di Parma. Che, finalmente uscendo, dopo «cinque ore da incubo», ha ricevuto come souvenir una busta con i suoi effetti personali sulla quale c'è scritto «Emanuel Negro» (con una sola m). Il fatto a cui ci riferiamo è la frettolosa condanna dei giornali di sinistra che hanno liquidato la questione: il nero pestato, i vigili picchiatori. Senza tenere in conto la versione completamente opposta degli agenti della municipale. «Come se la sicurezza - sottolinea Jole Santelli, responsabile per la sicurezza di Forza Italia - fosse di qualcuno e non di tutti. Ignorando che il peggior danno che si possa fare e considerare le persone appartenenti a un genere». La foto di Emmanuel Bonsu Foster, 22 anni, è tutta nel suo occhio pesto, due giorni di prognosi. I sette vigili urbani (sei agenti e un ispettore) se la passano peggio. Uno guarirà in venti giorni per una distorsione al ginocchio, un altro si è fatto male al polso: tre giorni di riposo. Tuttiinsieme sono «mostri». La loro versione dei fatti non conta. Erano arrivati al Parco ex Eridania, un giardino al centro della città vicino a una scuola, in seguito a una segnalazione per spaccio di droga. Di loro e per loro parla l'assessore alla Sicurezza del Comune di Parma, Costantino Monteverdi. «Gli agenti della Municipale hanno fermato il ragazzo e gli hanno chiesto i documenti. Lui è scappato, l'hanno bloccato e lui è riscappato cadendo. Io non c'ero, sicuramente è stato un episodio movimentato». Ritiene plausibile il pestaggio? «Ho parlato con i vigili. Mostrano un atteggiamento e una coerenza nel racconto che non lascia dubbi. Non li difendo per partito preso. Le inchieste in corso della Magistratura, del Comune l'Ufficio Antidiscriminazioni del ministero delle Pari opportunità stabiliranno la verità». Torniamo a Emmanuel. Una volta bloccato è stato portato negli uffici della municipale. Lì che cosa è successo? «Gli hanno chiesto nuovamente i documenti e il ragazzo, che vive in Italia con la sua famiglia e non ha precedenti penali, ha detto di non averli fornendo generalità imprecise. Poi ha ricordato che i documenti erano nel suo zainetto». Lo zainetto è stato trovato? «Sì, vicino alla scuola che frequenta nei pressi di Parco Eridania. Letti i documenti e fatte le domande del caso, il ragazzo è stato rilasciato». Le domande del caso? «I vigili avevano verificato che il ragazzo era fermo lì già da un'ora e che parlava al telefono in continuazione indicando nella direzione di un pusher poi arrestato». Il ragazzo dice di essere stato picchiato con i manganelli. «I vigili urbani di Parma non hanno manganelli». Emmanuel sostiene di essere scappato per paura. Gli agenti non erano in divisa. «Se avesse fornito le sue generalità non sarebbe accaduto nulla». La versione di Emmanuel e quella dei vigili raccontano due film completamente diversi. «Lo so. Chi ha mentito, sbagliato, si farà carico delle sue responsabilità. Abbiamo due versioni». E la busta con su scritto Emanuel Negro? «La magistratura ha disposto una perizia calligrafica. I vigili dicono di averla consegnata bianca. Il ragazzo dice di averla avuta così. Non sarà difficile stabilire chi mente». Punta tutto sulle inchieste. «È quello in cui credo. Lavorare ogni giorno per una città tranquilla significa rispettare le persone. Tutte». a.f.

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