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Nel 1955 Luigi Filippo D'Amico girò un film con Alberto ...

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No, il segretario del Pd non ha scoperto di avere innate doti canore, il suo «bravissimo» se l'è guadagnato in campo politico risolvendo, dice lui, la crisi Alitalia in appena 48 ore. Già mercoledì sera, davanti alle indiscrezioni che davano ormai per certo l'accordo tra Cai e Cgil, il leader dei Democratici aveva affidato ai microfoni del Tg1 una frase sibillina: «Berlusconi sa benissimo chi ha tirato fuori non il governo, ma il paese da questo impaccio, e non è certo Berlusconi...» Ieri ha svelato l'arcano. Ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta Veltroni ha vuotato il sacco. «Io ho fatto il leader dell'opposizione come si fa in un paese anglosassone - ha esordito -: ho cercato di dare una mano alla conclusione positiva della vicenda, tenendo relazioni con Colaninno e i sindacati e informando Gianni Letta, che si è sempre speso perché ha il mio stesso tipo di cultura istituzionale». Ma c'è di più. Per ben due volte il segretario del Pd sottolinea che «il momento chiave è stato 48 ore fa» e come nei film del terrore aumenta l'attesa, la suspense. Poi, il colpo di scena. Cosa è successo martedì? «La vicenda - racconta - era drammaticamente conclusa e io ho cercato di fare il mio dovere, ho cercato di far fare un passo avanti alla Cai nel tentativo di costruire le condizioni di una nuova proposta». Come? «Mettendo insieme Colaninno ed Epifani, ho cercato di favorire il fatto che si trovasse un punto di intesa». Così si scopre che martedì, intorno alle 14, prima di scrivere la lettera al premier con le tre ipotesi di soluzione, Veltroni avrebbe ospitato a casa sua un vertice segreto tra due degli attori principali della vicenda Alitalia contribuendo a riavviare la trattativa. Fantapolitica? Forse. Fatto sta che, subito dopo, il leader del Pd attacca Berlusconi che in queste ore se ne sta in un «luogo sconosciuto». «Non voglio attribuirmi meriti - spiega - ma in un paese civile, guardate ora negli Usa, quando l'opposizione cerca di dare una mano non la si insulta». Quindi, dopo aver difeso le scelte di Epifani e degli altri sindacati, se la prende con il «bullismo del governo» e con il ministro Maurizio Sacconi reo, a suo avviso, di aver «scientemente lavorato per far saltare l'accordo». Parole inaccettabili per il Pdl che si scaglia immediatamente contro Veltroni. Ma non è solo dalla maggioranza che piovono critiche. Al coro dei dissensi si unisce anche Antonio Di Pietro, principale alleato del Pd, che svela come il segretario del Pd sia arrivato «all'ultimo minuto e, senza aver partecipato ad alcuna manifestazione insieme agli operai, cerchi di dire che grazie a lui gli operai ce l'hanno fatta». Alla faccia del «bravissimo».

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