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Lotteria Alitalia

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La posta in gioco, così come la vede il centrosinistra, è di fare di Palazzo Chigi la cabina di regia dei futuri movimenti sullo scenario della finanza e dell'industria, ridisegnando la mappa del potere. L'operazione di salvataggio dell'Alitalia con il coinvolgimento degli imprenditori italiani è stata commentata positivamente dalla Confindustria che già prima aveva riconosciuto al premier il merito di una Finanziaria snella e veloce. Basta guardare il posizionamento dei protagonisti della vicenda Alitalia per rendersi conto che Berlusconi, se riuscirà a mandare in porto il salvataggio con il piano della Cai, avrà ottenuto il risultato anche di far terreno bruciato attorno al centrosinistra. Si sarà fidelizzato alcuni imprenditori di punta e avrà messo nell'angolo la Cgil. Il tallone d'Achille del precedente governo Berlusconi era proprio quello di essere guardato con sospetto sia dal mondo imprenditoriale che da quello sindacale. Un sospetto che ora verrebbe a cadere. Non solo. Si viene a creare un blocco sindacale, formato da Cisl, Uil e Ugl che è portatore di un nuovo modo di fare sindacato contrapposto a quello belligerante della Cgil o a quello perseguito dalla rappresentanza dei piloti. Vengono gettate le basi di un sistema di relazioni sindacali che antepone il dialogo alla piazza, la trattativa alla conflittualità e capace di mettere in discussione alcune rendite di posizione sacrificandole alla competitività del sistema Italia. È il tramonto anche della politica del no a oltranza, dei veti pregiudiziali. L'incapacità di cogliere queste novità, «in nuce» nella vicenda Alitalia, fanno di Veltroni uno degli sconfitti. Il leader del Pd si è lasciato sfuggire l'occasione di smarcarsi da un certo estremismo polemico e ha finito per attirarsi il sospetto di aver tramato o quanto meno per aver sperato nel fallimento della trattativa. Berlusconi ha colto al volo l'esitazione di Veltroni, gli ha cucito addosso l'abito del cospiratore contro il salvataggio della compagnia e la sua italianità e alfine lo ha costretto a giocare di rimessa. Insomma un'occasione persa per il leader del Pd, soprattutto per quella prospettiva di partito riformista e moderno a cui Veltroni lavora.

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