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«Non sono un sindacato, sono una corporazione»

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Ma il giudizio sui comandanti degli aerei della nostra compagnia è netto: «Hanno un potere contrattuale enorme, si muovono secondo una logica corporativa, questo deve essere chiaro a tutti». Loro però dicono di voler cercare un'alternativa alla Cai. «Siamo realisti, ma chi se li prende? Ha ragione il governo, non ci sono alternative, a questo punto c'è solo il fallimento». Però mentre la Cgil ha fatto marcia indietro ed è disposta a trattare, i piloti continuano a restare sulle loro posizioni. «Cercano un braccio di ferro che sono convinti di poter vincere. Ma devono capire che non sono nelle condizioni di poter dettare legge. E il governo fa benissimo a non cedere. Confido in quella frangia di piloti che si è staccata dal sindacato facendo pressioni sugli altri perché accettino la trattativa. Hanno dimostrato di avere senso dello Stato». C'è ancora spazio per un accordo? «Certo, bisogna trattare a oltranza, deve essere utilizzato ogni piccolo spiraglio per salvare la nostra compagnia. Anche perché non c'è più molto tempo». Quali potrebbero essere i danni più gravi per il Paese se Alitalia dovesse fallire? «Sarebbe un danno di immagine incredibile, peggiore di quello che è successo con l'emergenza rifiuti a Napoli. Io non ricordo un caso del genere in tutta Europa. Verrebbero bloccati i trasferimenti interni in un Paese di 60 milioni di abitanti. Senza considerare il danno economico». Pa. Zap

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