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Un anno fa i giornali si spellavano le mani

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Un'ora e mezza era durato il suo discorso al Lingotto di Torino il 27 giugno 2007 quando annunciò di voler correre per la guida del Pd. Un lungo discorso dove, come cita l'editoriale del Corriere della sera del 28 a firma del vicedirettore «ha spiegato al suo popolo come le grandi narrazioni dei padri costituenti e le culture del Sessantotto abbiano esaurito la loro funzione storica. È convinto che esistesse una sinistra della conservazione con la quale il Pd dovrà convivere ma che si doveva puntare a costruirsi un'identità al passo con i tempi». Il titolo era emblematico: «Dopo lo strappo la coerenza» E anche i sondaggi facevano più che sorridere: quello di Repubblica.it certificava che su un campione di cinquecento italiani, il 72% del totale (compreso il 64% degli elettori del centrodestra) trovava condivisibile il progetto politico di Veltroni. Un altro oracolo dell'«epoca», Luca Cordero di Montezzemolo, lo apostrofava come «una persona che stimo». Era un coro unanime, tutti a esaltare l'unico uomo di sinistra che forse poteva tentare di risollevare i sondaggi catastrofici che assillavano giorno dopo giorno il governo di Romano Prodi. Repubblica è il giornale che più di tutti si è dato da fare. Con le cronache finanche da casa Veltroni. Con i particolari. Il colore della valigia. La moglie che gli dice prima di partire: «Stai sereno». Le scaramanzie. Due cravatte, una privata e l'altra per il discorso in pubblico. La notte inquieta in attesa della figlia Martina che ha lavorato sino a notte. Anche La Stampa si lasciò andare con due editoriali in apparenza dissimili. Barbara Spinelli scrisse: «Veltroni è riuscito in un'impresa difficile. È riuscito ad apparire come homo novus e al tempo stesso come uomo che non segue le mode, che non lusinga chi è attratto dall'antipolitica, che non si compiace nella denigrazione di chi governa». Parallelamente Riccardo Barenghi: «È stato un discorso da premier. Ma non di un premier che (forse) verrà tra qualche anno, di un premier di oggi o di domani, comunque del presente». Ancora più interessante, se letta a più di un anno di distanza, è l'intervista a Giuseppe Caldarola, rilasciata al quotidiano di Torino, che sostenne: «Il discorso di Walter è stato molto bello. Ho un rapporto molto forte con lui, ha sposato me e mia figlia. Sto valutando di invitare i miei compagni a considerare l'appello al dialogo e ad accettarlo. Quando dice che il programma deve essere radicale e realistico, parla da grande leader del socialismo europeo». Naturalemente anche Il Riformista sostenne Veltroni in quello che Stefano Cappellini definì «il suo primo discorso da segretario virtuale del Pd. Un evento mediatico ricco di riferimenti ai valori di riscatto, mobilità, gentilezza e sobrietà». E se Gianni Alemanno in un'intervista a Repubblica lo definì: «Un avversario da non sottovalutare», neppure la stampa di estrema sinistra ha voluto sottrarsi dall'incensare Veltroni. Infatti nell'editoriale de Il Manifesto Gabriele Polo riferendosi al futuro leader del Pd: «Il sindaco di Roma è un politico capace di contrattare con i potenti e tenere a bada gli scontenti. Walter Veltroni è l'uomo giusto per affrontare alcune emergenze (sociali e politiche) senza trasformarle in conflitto generalizzato».

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