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Ci sono voluti anni di tensioni e trattative estenuanti ma ...

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L'Italia verserà alla sua ex colonia 5 miliardi di dollari in vent'anni con finanziamenti annuali di 250 milioni di dollari. Spesa ingente, a fronte della quale tuttavia anche Roma avrà i suoi benefici: «Meno clandestini, più gas e più petrolio», è stata la formula trovata in serata da Berlusconi per riassumerli. Dopo l'accelerazione impressa nelle ultime settimane a un negoziato che si trascinava da anni e che è rimasto in bilico fino all'ultimo, Berlusconi è volato a Bengasi dal colonnello Muammar Gheddafi, portando con sè le «scuse» dell'Italia al popolo libico per le «ferite profonde» inferte dal colonialismo e - gesto altamente simbolico - la Venere di Cirene, statua restituita alla Libia dopo 95 anni. I cinque miliardi di dollari di risarcimenti serviranno alla realizzazione di un'autostrada costiera di oltre 1600 chilometri che attraverserà tutta la Libia - dall'Egitto alla Tunisia - attorno alla quale i libici avevano incentrato le trattative; alla costruzione di 200 abitazioni, ad un vasto progetto di sminamento del Paese e al finanziamento di borse di studio per studenti libici e di pensioni ai mutilati dalle mine piazzate dagli italiani in epoca coloniale. L'Italia avrà in cambio l'attuazione degli accordi di pattugliamento congiunto delle coste libiche per il contrasto ai «mercanti di schiavi» che alimentano l'immigrazione clandestina e una maggiore penetrazione delle sue imprese nello sfruttamento del gas e del greggio libico, con l'Eni già al centro delle relazioni petrolifere. Assieme ad un altra serie di accordi economico-commerciali. Il «feeling» personale tra Berlusconi e Gheddafi ha certamente aiutato a sbloccare il negoziato. Ma non è stato affatto facile, con la diplomazia libica che ha costantemente giocato al rialzo. Ancora ieri mattina, lo stesso Berlusconi aveva confermato che la spalmatura dei cinque miliardi di finanziamenti era prevista in 25, e non in vent'anni, come poi è stato concordato. In Libia sono giorni di festa per le celebrazioni del 39° anniversario della Rivoluzione che il primo settembre 1969 portò il colonnello Gheddafi al potere. Al calendario delle festività libiche si aggiungerà la giornata di ieri, di riconciliazione con l'Italia, mentre verrà depennata "la giornata della vendetta" del 7 ottobre, quando (nel 1970) il rais ordinò l'espulsione di ventimila italiani dal Paese. «Questo storico accordo apre le porte per una futura cooperazione e partnership tra l'Italia e la Libia», ha annunciato infatti Gheddafi, compiacendosi delle scuse italiane «per gli eccidi e le repressioni» del periodo coloniale. Come a dire che la Libia perdona, ma non dimentica: la cerimonia di firma dell'intesa non a caso è stata organizzata dai libici nell'edificio che fu il quartier generale del governo italiano a Bengasi tra il 1911 e il 1943. Tra le pieghe di una giornata che si è conclusa con la partecipazione del premier alle celebrazioni per la Rivoluzione assieme a moltissimi capi di Stato africani, Berlusconi ha avuto anche un incontro bilaterale con il vice premier russo Serghei Ivanov. La crisi russo-georgiana, in prospettiva del Consiglio europeo straordinario di domani e, anche qui, l'energia, i piatti forti del colloquio.

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