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Di Pietro fa l'antiberlusconiano e conquista la platea del Pd

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L'accoglienza favorevole del pubblico si manifesta dal suo ingresso nel padiglione. L'applauso è caloroso, più di quello riservato alla Bindi. La prima domanda è sui rapporti con il Pd. Bianca Berlinguer cita Moretti, che ha parlato di «opposizione distruttiva» da parte dell'Idv. L'ex pm si impenna: «Noi non ci limitiamo a criticare, ma cerchiamo di impedire che il modello berlusconiano di governare distrugga il Paese. E deve finire questa storia che Berlusconi è bravo. A fare quello che ha fatto con Alitalia ero capace anch'io: le cose buone le dà agli imprenditori, i debiti li affibbia agli italiani». Le mani si spellano, tanto da far dire all'altro intervistatore, Claudio Sardo, che «c'è una forte tifoseria in trasferta». Ma, a riprova che non è così, dal pubblico più di uno si alza e con inconfondibile accento toscano gli urla: «Bischero, io non sono in trasferta!». No, non è una questione di claque. L'ex pm di Mani Pulite stimola l'odio degli orfani del Pci per il Cavaliere («Molti pensano "si è arricchito lui, ci arricchiremo pure noi", ma questa è diventata una giungla che va ripulita con il concime della legalità e qualcuno deve cominciare...»), titilla il loro anticlericalismo («Meglio i bravi comunisti di un tempo che i preti spretati di oggi»), scalda il cuore della sinistra dopo la grande sconfitta di aprile e le divisioni interne ai Democratici che appannano la leadership di Veltroni. E cerca perfino di togliersi quell'etichetta che, dice, gli è stata cucita addosso dai mezzi d'informazione: «Chi vuole la giustizia è giustizialista? Al governo c'è Berlusconi, a chi devo fare l'opposizione?», chiede al pubblico. Il pubblico risponde con lunghe salve di applausi. Come fa quando Di Pietro cita il fascismo rispondendo a una domanda sulla possibilità di raggiungere il quorum al referendum contro il lodo Alfano: «Rammentiamo Mussolini e la Resistenza - dice - Se i partigiani avessero pensato al quorum...». Di Pietro è un fiume in piena, alimentato dal consenso della folla. Critica Amato, perché «non è una cosa buona» che abbia accettato la proposta di Alemanno, bacchetta Fini, e non solo perché faceva il sub in un'area protetta ma «perché era su una barca dei vigili del fuoco e ci sono gli estremi per un'indagine». Infine, ne ha ancora per Berlusconi: «Il suo giornale pubblica le intercettazioni di Prodi e poi lui gli dà la solidarietà - sottolinea, scatenando risate e nuovi battimani - Meno male che Prodi non ha abboccato». Rosy reagisce, cerca di ricomporre, ammette che «è un dovere anche fare l'opposizione a Berlusconi». Ma critica Di Pietro sul metodo: «Abbiamo appreso dalla tv del referendum e di piazza Navona. Se vuole stare insieme si condivide, il mio dubbio però è che si voglia soprattutto richiamare l'attenzione su se stessi...». La pace fra Idv e Pd, insomma è possibile. E necessaria. Ma a Firenze di Pietro ha espugnato la Fortezza del Pd. Ed è un segnale da non sottovalutare.

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