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Sul federalismo Bossi vuole l'aiuto del Pd

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Bossi

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Soprattutto con il Pd, l'unico partito che gli può permettere di portare a casa il federalismo fiscale, punto fondamentale per la sopravvivenza stessa della Lega. Sul palco che ospita il dibattito, insieme a Roberto Calderoli, Giulio Tremonti, Pierluigi Bersani e al sindaco di Torino Segio Chiamparino, il leader del Carroccio, smussa angoli, polemiche, battute e continua a tenere aperta la porta del dialogo con l'opposizione. «Il processo è già molto avanti - spiega subito - non dobbiamo fermarci e soprattutto non dobbiamo più litigare, è troppo pericoloso. Oramai è una questione che investe tutti, non solo le Regioni, anche migliaia di Comuni». I suoi interlocutori privilegiati sono Bersani e Chiamparino, quasi si disinteressa di Tremonti, per tutta l'ora di dibattito starà rivolto sempre dalla loro parte. Con il primo, seduto accanto a lui, arriva a scambiarsi più volte strette di mano, battute sottovoce. Un «affetto» che contagia anche l'ex ministro del governo Prodi che alla fine si lascia scappare sorridendo un «sei un grande». Anche dalla platea quando parla il leader del Carroccio non arrivano contestazioni come invece accade, rumorosamente, con l'«antipatico» Tremonti. E quando il ministro dell'Economia inizia a battibeccare con Bersani e la temperatura sul palco sale, è ancora Bossi a cercare di riportare la calma: «Non dobbiamo litigare». «Bisogna farlo questo federalismo, occorre unità d'azione da parte di tutti - ripete a Chiamparino -. Non ci saranno più cittadini di serie A e di serie B, tutti dovranno avere le stesse risorse dallo Stato». Il sindaco di Torino, e ministro ombra del Pd, ascolta e non si tira indietro: «Il federalismo comprende anche l'autonomia dei Comuni ed è una grande sfida per il Paese. La disponibilità al dialogo c'è e c'è già stata, tanto è vero che la bozza Calderoli non è più quella di un po' di tempo fa, quando proponeva una "visione lombarda", ora ha accolto i suggerimenti del presidente delle Regioni Vasco Errani». Chiamparino, che è un sindaco e sa quanto possa essere delicato il tema del federalismo, qualche perplessità non la nasconde: «Il dialogo va bene ma l'esito non è scontato». Più cauto Pierluigi Bersani. Anche lui ammette che il dialogo va bene ma gela subito gli entusiami leghisti: «Non pensate mica che consegnamo una delega al governo generica? Il federalismo può essere la sciocchezza finale con la quale si chiude il libro o il bene del Paese. Ma quando sento dire che con la riforma aumenterannno gli introiti, diminuiranno le tasse e si uniranno tutti i comuni a me sembra, per dirla con un proverbio delle mie parti, che si vuole il maiale fatto tutti di prosciutti». Neppure il problema spinoso dell'Ici porta Bossi ad aprire polemiche. E quando il giornalista del Tg3 Maurizio Mannoni, che modera il dibattito, gli chiede se è ancora d'accordo con Berlusconi sull'abolizione dell'imposta, il leader del Carroccio dribla l'ostacolo: «Non impicchiamoci a questo, l'importante è che i Comuni abbiano autonomia finanziaria. In tutti gli stati federali si tassano le case, dobbiamo trovare una soluzione per dare più risorse agli amministratori». Chiamparino guarda e annuisce.  

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