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dall'inviato FIRENZE Giulio ...

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Più addirittura di Roberto Calderoli. E a poco, davanti alle intemperanze del pubblico piddì, è servito lo sbracciarsi del coordinatore regionale della Lega di Firenze il quale, da perfetto capoclaque, invitava i sostenitori del Carroccio ad applaudire ogni intervento dei tre membri del governo. Così, con Pierluigi Bersani, che lo ha attaccato sfruttando il fatto di «giocare» in casa, il ministro dell'Economia ha acceso uno scontro che ha percorso tutto il dibattito. Tremonti inizia citando addirittura Marx - «l'egoismo è un sentimento che si trova in tutte le persone, la solidarietà è data dall'azione dello Stato» - ma scende anche sul piano della battuta «emiliana» di Bersani che paragona il federalismo al «maiale fatto tutto di prosciutti». «Io dico - risponde Tremonti - che tutti i prosciutti sono buoni, ma il più buono è quello che offre più servizi pubblici». Bersani replica secco: «A parole sono 20 anni che lo dite. Dialoghiamo ma non azzardatevi a fare come con la Finanziaria quando ci avete detto che non avevamo proposte. La realtà è che in Aula non ci avete fatto aprire bocca». Il ministro ombra del Pd critica l'accordo sul federalismo con Raffaele Lombardo, ma Tremonti replica gelido: «Meglio dare alla Sicilia che all'Alto Adige come avete fatto con il governo Prodi. Il federalismo fiscale non è una balla come sostenete voi». E a Maurizio Mannoni che gli controbatte con un «ministro attento a quando va in vacanza da quelle parti», Tremonti risponde precisando che «io vado in vacanza in provincia di Belluno e sono originario della Valtellina». Bossi prova a smorzare i toni - «non dobbiamo litigare» - ma Bersani non molla: «Dovete farla finita con queste armi di distrazioni di massa. Quest'autunno bisogna pure che ci occupiamo di qualcosa d'altro che non sia il federalismo e la giustizia, perché qua siamo di fronte a un impoverimento dei redditi medi e bassi». Poi l'ex ministro di Prodi si lancia in una premonizione: «L'evasione fiscale è ripartita alla grande, state attenti». «Dobbiamo coinvolgere i Comuni negli accertamenti fiscali - risponde Tremonti - Ma non siamo certo noi che abbiamo eletto gli industriali nelle nostre liste». Bersani accusa il colpo, la platea fischia comunque l'uomo di Berlusconi. Il ministro ombra si lancia allora sul tema dell'Ici rivendicando la detassazione sull'imposta fatta da Prodi per il 40 per cento delle famiglie: «Voi avete solamente tolto l'Ici a una come la Moratti ma per il pensionato della Garbatella non è cambiato nulla. E finiscila con questa storia del Robin Hood, la sinistra lasciala fare a noi». Applausi, Tremonti non ride e rilancia: «Bersani ti vedo in difficoltà. Tu sei uno di quelli che invita tutti a bere e paga con i soldi degli altri». «No, non ci sto - è la replica stizzita - io ho iniziato ad amministrare molto prima di te. Non hai di fronte un populista. Torna qui il prossimo anno e poi vediamo che risultati ci porti». A sospendere il match ci pensa Roberto Calderoli, più interessato a portare a casa uno straccio di dialogo che l'ennesima rissa: «Speravamo di essere venuti qui per risolvere il problema delle riforme, invece vedo che è tornato il clima delle ultime puntate di "Porta a Porta" prima delle elezioni». Si alza, si avvicina a Bossi e chiude il dibattito: «Scusateci ma dobbiamo andare via, siamo solo a metà del viaggio». Sul palco restano solo Bersani e Chiamparino a parlare del grande malato. Il Pd. Pa. Zap.

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