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Giuseppe Failla La proposta di ricoprire la carica di ...

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Il manager Aretino ha declinato l'invito in quanto non considera conclusa la sua missione in Parmalat, e anche perché, in fondo, per un uomo che ha in curriculum il risanamento della Montedison, di Parmalat e della Lucchini e che è stato a lungo dirigente di gruppi storici del capitalismo italiano come Snia, Gilardini (quando era della Fiat), Olivetti-Telecom e Sai, la proposta poteva non apparire tanto allettante. Il rapporto consolidato fra il grand Commis di silvio Berlusconi e Bondi non significa che questi sia da iscrivere nelle fila degli uomini vicini al presidente del Consiglio. Il ruolo di risanatore e di manager integerrismo che ha caratterizzato la sua carriera gli ha ritagliato un ruolo trasversale all'interno del panorama politico italiano. Il nome di Bondi come possibile deus ex machina cui affidare le sorti di Alitalia è stato fatto per la prima volta quando al governo c'era Romano Prodi, con cui storicamente Bondi non ha un feeling eccellente sin dai tempi in cui il Professore guidava l'Iri. Il corteggiamento di Letta per portare l'amministratore delegato di Parmalat sulla plancia di comando della compagnia di bandiera è stato molto più serrato, ma altrettanto infruttuoso. Era un tentativo che andava fatto. Il successo ottenuto con l'applicazione della legge Marzano, che all'epoca del crack Parmalat modificò la legge Prodi sulla ristrutturazione delle grandi aziende in crisi, e Bondi in qualità di Commissario straordinario consigliava di ripetere il ticket anche nel salvataggio di Alitalia, che richiederà una modifica della Marzano. Bondi, classe 1934, ritiene molto probabile che il suo incarico in Parmalat, il cui mandato scade con l'approvazione del bilancio al 31 dicembre del 2010, e quindi nell'aprile del 2011, sia l'ultimo della carriera. Nonostante il risanamento del gruppo di Collecchio sia un dato ormai acquisito, Bondi non considera terminata la sua missione. Il fronte ancora aperto è quello dei risarcimenti da parte degli istituti di credito e in particolar modo nei confronti della banche statunitensi. Le due cause di maggiore entità le ha intentate contro Bank Of America e Citigroup. Come per tutti gli istituti portati in giudizio, Bondi ha citato le due banche richiedendo la cifra massima possibile, ovvero dieci miliardi di dollari ciascuna. Nel corso dell'iter dei due procedimenti queste cifre sono andate ridimensionandosi, come era previsto che accadesse. La richiesta nei confronti di Citigroup, ad esempio, si è assottigliata fino a 2,2 miliardi. Il pronunciamento delle corti è imminente. In autunno è attesa la sentenza sulla causa Citigroup mentre per BofA si dovrà attendere il 2009. La strategia di rivalsa nei confronti delle banche finora ha consentito al gruppo Parmalat di recuperare una cifra compresa fra 1,8 e 1,9 miliardi di euro, destinata ad arrotondarsi a 2 miliardi se si considerano anche la rinuncia all'insinuazione del passivo della vecchia Parmalat decisa da molte delle banche che hanno transato con Bondi. Tra gli istituti italiani l'ultimo a cedere alle richieste di Bondi è stata l'Unicredit di Alessandro Profumo, la più ostinata a reclamare la propria estraneità al crack del gruppo di Collecchio. Lo scorso 1° agosto è stato siglato un accordo che prevede un esborso complessivo per Unicredit pari a 271,7 milioni, di cui 229,7 milioni per la rinuncia a tutte le azioni revocatorie attuali o potenziali, 37 milioni per il settore turismo (Parmatour), 4 milioni per il Parma calcio e un altro milione per società collegate. Nonostante la dura comapagna lanciata contro le banche, Bondi gode di enorme stima e buone relazioni nell'universo bancario. L'uomo ha un carattere tutt'altro che maneggevole. Toscano, è nato ad Arezzo, viene descritto da chi lo conosce come uomo di educazione d'altri tempi ma dal carettere burbero. Come molti toscani ama la campagna e possiede un podere, in provincia di Arezzo, dove produce olio e dove medita di ritirarsi una volta andato in pensione. Curiosamente il podere si chiama "Il Matto" che, secondo il dialetto locale, indica semplicemente la vicinanza di un mattatoio ma che inevitabilmente rilascia delle suggestioni riguardo al carattere fumantino del manager. Refrattario alle interviste, e quasi completamente estraneo alla tecnologia (praticamente non usa mai il computer), Bondi è noto per la sua frugalità. All'epoca della sua permanenza in Montedison circolava una leggenda secondo la quale si nutriva, nel corso delle lunghe giornate di lavoro, esclusivamente con una mela. Oggi spesso chi entra nel suo ufficio a Collecchio vede campeggiare una mela sulla sua scrivania, ma il manager viene visto andare a pranzo. Nonostante sia descritto come un grande battitore libero, Bondi si considera un team leader e divide ogni successo con gli uomini che gli sono fedeli, come avvenuto quando gli è stata tributata la cittadinanza onoraria di Collecchio. L'ammirazione per il lavoro di gruppo lo ha portato ad apprezzare il Parma Calcio, una delle società che si è trovato a dovere gestire sopo essere subentrato a Calisto Tanzi nella gestione del gruppo. Inizialmente l'approccio di Bondi nei confronti della squadra era scettico, ma è mutato nel corso del tempo in quanto ha rivisto nell'undici parmense quello spirito di gruppo che considera la base di ogni successo professionale.

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