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Fuga da Veltroni: lo mollano anche i ministri ombra

Veltroni

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I giornali ci ricamano un po' sopra tracciando un parallelo ideale tra il furto e il flop della sua petizione «Salva l'Italia» che ha di fatto spaccato il partito registrando bocciature illustri come quelle di Antonio Bassolino e Massimo Cacciari. Come se non bastasse Sergio Chiamparino lancia strali contro il Pd torinese («ricevo solo attacchi, in alcuni casi anche personali») e conferma che diserterà la locale Festa dell'Unità o Democratica che dir si voglia. Mentre, dai microfoni di Radio24, l'assessore al Turismo della Regione Campania Claudio Velardi gli dà del «bollito» chiedendo a lui e a Massimo D'Alema di «fare maturare un gruppo dirigente effettivamente nuovo, di dargli delle responsabilità perché loro hanno fatto tanto. Si sono accollati per un quindicennio tutte quante le difficoltà della sinistra però adesso è evidente, anche dalle iniziative che prendono, che sono un po' fuori tempo». Ma il segretario può stare tranquillo. In sua difesa ecco schierarsi il deputato Pd Giorgio Merlo che assicura: Walter è saldo alla guida del partito. Anche se pure lui lascia aperta una porta ricordando che «sarà il prossimo congresso, celebrato dopo un tesseramento altrettanto trasparente e democratico, a decidere della riconferma o meno di Veltroni». E se anche Merlo, considerato in Piemonte il «cocco» di Franco Marini, evoca il fantasma del congresso, vuol dire che qualche problema c'è. In fondo è dalle elezioni che la poltrona del segretario traballa. Anche se, dopo la tempesta iniziale, tutto sembrava esser tornato sotto controllo. Un ridimensionamento del ruolo di Goffredo Bettini, una gestione più corale con il coinvolgimento di esponenti di spicco delle «correnti avversarie» (su tutti Pierluigi Bersani, Giuseppe Fioroni e Paolo Gentiloni), e Veltroni aveva ripreso in mano il bandolo della matassa. Forse preoccupato dall'eccessiva calma il leader ha deciso di metterci del suo. «Walter - spiega un'esponente del Pd dietro promessa di anonimato - ha investito tutta l'iniziativa politica del partito su due eventi: la Summer School di settembre e la petizione "Salva l'Italia", con una netta preferenza per quest'ultima. Una scelta che ha creato diversi malumori. In molti, infatti, considerano la petizione inutile, dispendiosa dal punto di vista economico, troppo populista e quindi non in linea con l'idea di una nuova sinistra di cui il Pd vorrebbe farsi portavoce». Ma i problemi per Veltroni non vengono solo dalla raccolta di firme. Chi vi ha partecipato racconta che, alle ultime riunioni del governo ombra, erano presenti meno della metà dei ministri. E, soprattutto, spiccavano le assenze di esponenti di peso (nonché titolari di dicasteri importanti) come Enrico Letta e Pierluigi Bersani. Non solo, ma quella che il segretario, subito dopo le elezioni, ha presentato come una grande innovazione, dopo tre mesi non ha una sede stabile (ogni «ministro» se ne sta nei propri uffici), né un coordinamento centrale a via del Nazareno. Insomma, all'interno del Pd il governo ombra esiste, ma solo sulla carta. E mentre c'è chi scommette su cosa succederà alla Youdem tv lanciata in questi giorni, torna a circolare con insistenza l'idea del congresso anticipato. Per ora si tratta di sondaggi, ammiccamenti. Nessun accordo siglato. Prima di chiedere l'assise le varie componenti vogliono verificare se ci sono i numeri per scalzare il segretario. E comunque i tempi per riuscire a fare il congresso prima delle europee del 2009 sono veramente strettissimi. Poco importna in questa direzione si stanno muovendo, ad esempio, Beppe Fioroni e Rosy Bindi che stanno cercando di riorganizzare la componente ex Ppi (si riuniranno a settembre ad Assisi) che ha perso per strada Dario Franceschini diventato ormai il primo dei veltroniani. Più tiepida, anche se le cronache li dipingono particolarmente aggueriti, la posizione dei dalemiani. L'ex vicepremier non andrà mai ad un congresso senza un accordo con i Popolari anche se Gianni Cuperlo e Barbara Pollastrini stanno premendo per anticipare l'assise. Ma la domanda che circola è sempre la stessa: chi potrebbe candidarsi? Negli ultimi giorni i bookmaker hanno fatto il nome di Enrico Letta, ma l'ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio avrebbe già spiegato ai suoi di non volerne sapere. In fondo, è il ragionamente che fanno in molti, chi sarebbe disposto a farsi eleggere per poi dover affrontare una possibile sconfitta alle europee? Magari Walter Veltroni.  

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