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Assedio a Veltroni, è lotta D'Alema-Rutelli

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È quello che stanno facendo, ad esempio, Francesco Rutelli e Massimo D'Alema. Entrambi non perdono occasione per ribadire il loro «pieno sostegno» al segretario ma in fondo sognano, neanche troppo nascostamente, un Pd fatto a loro immagine e somiglianza. E mentre provano a conquistare sostenitori della propria causa, si fanno paladini di battaglie su temi che considerano centrali nel dibattito politico nazionale. Insomma agiscono da leader di partito anche se non lo sono. Certo, la differenza tra i due è palese. Rutelli, lo ha spiegato ieri in una lunga intervista al Foglio, è convinto che il Pd debba cercare voti «nel vasto pelago che ha votato centrodestra». È per questo che, nella sua agenda di priorità, l'ex leader della Margherita inserisce anzitutto la sicurezza e le questioni che riguardano la vita e la morte. Temi cari anche all'Udc di Pier Ferdinando Casini. E non è un caso visto che proprio lì guarda Rutelli (come dimostra anche la sua recente partecipazione al seminario organizzato a Todi da Ferdinando Adornato). Purtroppo fino ad oggi il leader centrista non è sembrato particolarmente interessato all'argomento. Poco importa, il presidente del Copasir non ha fretta, raccoglie l'invito di Adornato a costruire «un'alleanza di coraggiosi» e prova a corteggiare Savino Pezzotta e Bruno Tabacci. E mentre definisce quello sulle riforme istituzionali un dibattito «tutt'altro che entusiasmante», Rutelli pensa all'ecologia. Anche qui non si tratta certo di una coincidenza. Veltroni ha infatti affidato il ruolo di ministro ombra dell'Ambiente a Ermete Realacci, ex rutelliano convertito al veltronismo. Dovesse riuscire a commissariarlo, l'ex vicepremier non solo si vendicherebbe di un torto subito, ma indebolirebbe le truppe del segretario. Verso altri lidi guarda invece Massimo D'Alema più interessato, sembra, a ciò che sta accadendo alla sua sinistra. Tanto che Nicola Latorre, considerato il braccio destro dell'ex vicepremier, intervistato venerdì dal Riformista ha sostanzialmente bocciato l'elezione di Paolo Ferrero alla guida di Rifondazione e ha ricordato di aver sostenuto, in tempi non sospetti, di veder bene Nichi Vendola nel Pd. In attesa di sapere come finirà, D'Alema e l'associazione Red hanno già «arruolato» esponenti prodiani come Paolo De Castro ed ex Ppi vicini all'ex presidente del Senato Franco Marini come Nicodemo Oliverio. Segnale evidente che il progetto del «lìder Maximo» va ben oltre i vecchi schematismi. In ogni caso a distanziare D'Alema e Rutelli è anche l'agenda delle priorità. Per l'ex ministro degli Esteri uno dei temi centrali è proprio il dialogo sulle riforme. È stato lui, ad esempio, a rilanciare la discussione sul sistema tedesco con un convegno organizzato dalla «sua» Fondazione Italianieuropei e, sempre lui, ha incontrato il presidente della Camera Gianfranco Fini sottoscrivendo quello che è già stato ribattezzato come il «patto della spigola». Un incontro che ha anticipato i faccia a faccia di Veltroni con Renato Schifani (venerdì) e con lo stesso Fini (prossimamente). A conferma che i carri armati del segretario del Pd stanno perdendo terreno. Ogni giorno di più.

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