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Il Pdl all'attacco: Mancino si deve dimettere subito

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Secondo il parlamentare di centrodestra, sarebbe «un atto dovuto di elementare sensibilità istituzionale» dopo la fuga di notizie sulla bozza del Csm che contiene un parere negativo sulla norma blocca processi inserita nel decreto legge sulla sicurezza licenziato questa settimana dal Senato e considerata «un'amnistia occulta». Il punto, secondo il senatore del Pdl, non sarebbe il merito del parere «che è legittimo e previsto da una legge dello Stato del 1958». Il problema sono le «indiscrezioni che trapelano» che, riportate su tutti i giornali, «screditano direttamente il presidente del Csm e il capo dello Stato, che ha la funzione di promulgare le leggi». Non basta, aggiunge, leggere che «Mancino è infuriato per le indiscrezioni», siamo davanti a un «atto di assoluta e gravissima scorrettezza nei confronti del Quirinale». Nessuna «difficoltà, invece, per la maggioranza, dato che il parere non è vincolante». Mancino, riportano i giornali, ha detto: «Se continua così me ne vado». «Che significa? - replica Berselli -. Non si può accettare un simile andazzo e attendere, le dimissioni vanno date subito». E ieri, in apertura della seduta dell'Assemblea Plenaria, Mancino ha lanciato un nuovo richiamo alla riservatezza. «Già nella seduta di ieri - ha ricordato - ho accennato alle procedure: su un argomento si nomina un relatore, il quale espone i punti essenziali, desumibili dalla questione all'ordine del giorno; sulla relazione si apre un dibattito, al termine del quale il relatore, se le opinioni espresse lo trovano concorde, presenta una ipotesi di risoluzione, su cui il plenum è chiamato a esprimersi. Se si rovescia l'impostazione - ha spiegato Mancino - non potremo evitare che una bozza di risoluzione, unilateralmente elaborata, si trasformi o venga fatta passare come la risoluzione definitiva, del resto, è avvenuto anche in questi giorni. Torno a chiedere riservatezza: ieri ho parlato con toni alterati, e per fortuna (lo stile conta!) eravamo a seduta già tolta. Voglio precisare - ha specificato Mancino - che mi sono rivolto al Consigliere Roia avendo presente solo la dichiarazione da lui resa sabato scorso a Milano, ma non per rimproverargli d'aver diffuso il testo della bozza. Io non so chi l'ha diffuso. Qualcuno, però, l'ha fatto. Ora io chiedo al Consigliere Berruti, che è Presidente della Seconda Commissione, di disciplinare la riservatezza di cui devono essere circondate le discussioni in Commissione, e le eventuali sanzioni da adottare in caso di violazione». «Non se ne può più - ha proseguito - di questa prassi di far dire ai nostri atti o ai nostri documenti non il loro contenuto ma l'interpretazione che qualcuno vuole loro dare. Non posso nascondervi d'aver avuto una tentazione dovuta alla sensazione che, per quanto tu possa lavorare, studiare, approfondire, se il contesto continua ad andare a ruota libera, c'è una sola strada. Gli uomini, per me - ha concluso Mancino - sono tutti necessari, ma nessuno, proprio nessuno, è indispensabile».

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