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Immigrati, l'Europa ci supera: nei Cpt fino a 18 mesi

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Fra i punti più controversi della direttiva, c'è innanzitutto la durata massima, 18 mesi, per la detenzione amministrativa degli immigrati illegali. Questa norma rappresenta un miglioramento per alcuni paesi membri oggi senza limiti, ma, come ha già fatto il governo italiano con il suo «pacchetto sicurezza» potrà essere invocata da altri Stati membri per adeguare al livello «europeo» i propri limiti di detenzione inferiori. Un secondo punto di scontro è stato sulla possibilità di espellere i clandestini verso i paesi di transito (se ci sono accordi bilaterali di riammissione), e non solo quelli accertati di provenienza. Particolarmente accesa, poi, è stata la polemica sul fatto che sia consentito detenere i minori ed espellerli, anche se non accompagnati, e anche se nel paese di rimpatrio non vi sono né la famiglia né i tutori legali, ma solo istituti disposti ad accoglierli. Quarto punto controverso: l'assistenza giuridica per gli immigrati illegali. Nell'ultima versione del testo non è più garantito il patrocinio legale gratuito, ma si rimanda la questione alla legislazione nazionale vigente. Quinto e ultimo punto di scontro è stato, infine, quello del divieto di ritorno per cinque anni, per gli immigrati illegali, nei paesi dell'Ue da cui sono stati espulsi. Secondo le organizzazioni di difesa dei diritti umani, il divieto potrebbe pregiudicare la concessione dell'asilo per persone espulse che potrebbero trovarsi, successivamente, nelle condizioni di invocarlo. E potrebbe anche impedire, in certi casi, i ricongiungimenti familiari. Soddisfatto il ministro per le Politiche Europee, Andrea Ronchi: «Il via libera del Parlamento europeo alla direttiva sui rimpatri è motivo di grande soddisfazione per tutto il governo italiano». «È importante sottolineare — ha proseguito — che la direttiva prevede l'estensione della durata della detenzione amministrativa per gli extracomunitari irregolari sino a 18 mesi. Una misura perfettamente coerente con le misure adottate dal nostro governo. La decisione del Parlamento di Strasburgo è, dunque, la riprova che la linea della fermezza, improntata ai principi di legalità e solidarietà, adottata dall'Italia in tema di immigrazione sta ormai prevalendo in tutta Europa». Soddisfatto anche il ministro dell'interno Roberto Maroni: «È la buona notizia della giornata il fatto che l'Europa abbia approvato la direttiva per i rimpatri che contiene delle norme che noi abbiamo anticipato nel decreto come l'innalzamento dei mesi di detenzione nei Cpt e norme più stringenti e più controlli per i rimpatri. Chiederò l'immediato recepimento».

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