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Bene il Governo che tra i suoi primi atti di indirizzo ...

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Bene i magistrati che con senso di responsabilità hanno affrontato lealmente questo dibattito, denunciando essi per primi gli abusi e le distorsioni collegati alla bulimia di intercettazione che affligge il nostro sistema ed ha i frutti velenosi da essa prodotti. Bene Tutti. Male, invece, l'ipocrisia delle cose sapute da molti e dette da nessuno, con riferimento alla incapacità di questo paese di assimilare le battaglie liberali per quello che sono ed approcciarsi, anche normativamente, con timidezze pelose e timore di denunciare le cose che non vanno. È ad esempio singolare che nel nostro paese si dia per scontato e normale che a causa dei budget regionali per la sanità in vaste zone del mezzogiorno il malato di gravi patologie debba fare anche mesi di attesa per effettuare una T.A.C. in un ospedale di capoluogo attesa l'unicità della strumentazione, l'impossibilità di acquistarne altre, la carenza di fondi. Non ha destato sino ad ora stupore che, senza limiti di spesa, senza possibilità di valutazione alcuna gli ingenti costi delle intercettazioni non possano, non debbano, non vogliano avere limitazioni e restino affidati al solitario, insindacabile, imperscrutabile giudizio valutativo del magistrato che investiga. In verità ci sorprendiamo e ci disgustiamo della prima anomalia, legata alla incapacità dello Stato a garantire la salute delle persone. Vorremmo, invece, non sorprenderci della seconda, legata alle modalità con cui si indaga in un paese dove sembra che senza intercettazioni e senza pentiti sia ormai divenuto impossibile indagare sulle attività criminose. E gli orrori legati alle notizie di questi giorni su indagini riuscite proprio grazie alle intercettazioni, vorremmo ci portassero a non turbarci per una pratica che, da sola, assorbe milioni e milioni di euro l'anno, pari ad oltre un terzo dell'intera spesa dello Stato per la giustizia. Ma la nostra vita quotidiana di questi ultimi anni, fatta di conversazioni private, a volte intime, spessissimo con persone non indagate ( ma anche gli indagati hanno diritto ad un rispetto della sfera dell'intimo non conferente alle indagini), regalate da giornali e pronte ad invitare a spiare dal buco della serratura la vita, i pruriti, le debolezze, a volte le miserie degli indagati più o meno famosi e dei tanti poveri disgraziati che pure salgono ai disonori delle cronache, ci impongono valutazioni differenti . Queste valutazioni ci ricordano, da liberali, che crediamo in uno stato forte ed incisivo nella repressione di ogni crimine, ma sentiamo di dover lottare strenuamente affinché strumenti di ricerca della prova non vengano utilizzati, in un sistema carente, come pettegolezzi lividi, tendenti a violentare la dignità delle vite umane, purtroppo, a volte inidonei da soli a accettare le penali responsabilità. Pare, allora, una battaglia di libertà lottare per una riforma che realizzi un adeguamento della normativa ad un sistema di tecnologie in uso che di fatto consente elusioni, abusi e distorsioni di ogni genere. Ed è parimenti una battaglia di libertà lottare affinché chi è fatto oggetto di indagini venga monitorato in maniera pervasiva per i fatti penalmente rilevanti che si assume abbia commesso e nel rispetto delle garanzie costituzionali. E liberale è la battaglia da fare perché quella stessa persona non divenga, invece, il protagonista di questa o di quella estate per i suoi costumi sessuali, perché tradisce il partner o perché è il partner a tradire lui. *Magistrato deputato PdL

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