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La tecnologia torni «alleata» dei cittadini italiani

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Da parte di pubblici poteri e dio loschi figuri sono stati calpestati diritti fondamentali delle persone in questi anni di allegra gestione delle intercettazioni telefoniche (e non soltanto). Coloro che cinicamente hanno fatto mercimonio delle esistenze che distruggevano, dei drammi procurati a soggetti cui nulla poteva essere imputato, se ne sono letteralmente infischiati che il diritto alla riservatezza, costituzionalmente garantito, sia stato tanto barbaramente fatto a pezzi. Ne hanno goduto voyer e giornalisti poco scrupolosi i quali, naturalmente, hanno sempre più a cuore il sacro dovere allo sputtanamento di chicchessia piuttosto che alla salvaguardia della dignità di chi viene suo malgrado spinto nel tritacarne di uno spettacolare abuso. Il tutto a qual fine? Impacchettare sofferenze, angosce, gioie, dolori, amori, patimenti, segreti ed infilarli, nella migliore delle ipotesi, in un qualche armadio fino a quando non viene buono tirarli fuori. Nella peggiore, sbatterli sui giorni, sempre in ossequio al sacro diritto/dovere di informare, e cancellare dall'umano consorzio chi capita. Le intercettazioni legali sono costate un terzo del bilancio del Ministero di Grazia e Giustizia. Negli ultimi anni settantadue italiani su centomila hanno avuto il telefono sotto controllo. I risultati non sono stati all'altezza della spesa e dell'impegno. In compenso, tanti umili e potenti sono rimasti marchiati a fuoco, senza nessuna possibilità di riemergere moralmente dalle infamie piovute su di loro. Il tutto, va da sé, in quello che si dice uno Stato di diritto. Era ora che si ripristinasse un minimo di civiltà in questa foresta di predatori dell'anima che è diventata l'Italia. L'annuncio di Silvio Berlusconi di voler limitare l'uso delle intercettazioni all'ambito del terrorismo e della grande criminalità, è la prova che il livello di guardia è stato abbondantemente superato. E poco male che si odano alti lai da parte dei soliti sedicenti custodi della libertà i quali, evidentemente, si sono fermati alla lettura soltanto dei primi commi dell'articolo 21 della Costituzione che, com'è noto a chi lo ha scorso per intero, riserva limiti di applicazione atti a prevenire arbitri e censure. Di ogni genere. Insomma, la tecnologia non può essere la nostra nemica. In un sistema moderno di comunicazioni dovrebbe essere piuttosto «alleata» dei cittadini. Purtroppo accade spesso il contrario. E ci imbattiamo così, inconsapevolmente, in una impalpabile «spia universale» che non soltanto attraverso il telefono, conosce tutto di noi e noi non sapremo mai l'uso che ne farà. È uno dei grandi temi della modernità e delle contraddizioni che in essa convivono. Quando un governo ne diventa consapevole è segno che qualcosa può ancora cambiare nella sfera della difesa della libertà dei singoli. Almeno così speriamo.

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