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Napoli brucia e sprofonda nel caos

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L'esasperazione della gente degenera in autolesionismo (respirare diossina non è meglio che doversi tappare il naso per la puzza) e l'emergenza-rifiuti potrebbe presto trasformarsi in emergenza sanitaria, complice anche l'arrivo del caldo. Davanti alla recrudecenza del fenomeno campano, il governo cerca di correre ai ripari come può. In attesa del consiglio dei ministri in «trasferta napoletana», Berlusconi sta mettendo a punto il suo piano. Tra le novità, il «ritorno» del capo della Protezione Civile Guido Bertolaso in Campania come sottosegretario ad hoc, l'utilizzo dell'esercito e l'elaborazione, da parte del ministero dell'Ambiente, di un piano a medio termine per una politica equilibrata dei rifiuti in Campania e in altre regioni. Obiettivo: potenziare la raccolta differenziata e costruire gli impianti di smaltimento necessari. Nel frattempo il capoluogo partenopeo e la sua provincia sono preda del caos. Il computo dei roghi in una sola notte, l'ultima, tocca quota cento e i cumuli di «munnezza» incendiati sono in aumento, tanto da mettere in crisi i vigili del fuoco, costretti a lanciare un patetico quanto surreale appello: «Siamo allo stremo, non riusciamo a spegnere tutti gli incendi e tutte le nostre squadre sono impegnate solo su questo fronte». Malgrado ciò, i piccoli Neroni campani non demordono. Anche ieri l'immondizia è stata sparsa lungo le strade nelle zone di Porta Nolana e di Fuorigrotta, nei pressi del mercato rionale, con conseguenti disagi per la circolazione. E a Barra, alla periferia del capoluogo, contro i pompieri che nella notte stavano sedando le fiamme e contro la troupe di «Annozero» che stava riprendendoli sono state lanciate pietre ed è stato usato perfino un estintore, prima per «spararne» il contenuto contro i vigili e poi lanciandolo come un proiettile. Nessuno è rimasto ferito. Ma, anche in questo caso, la dichiarazione delle giacche verdi è emblematica: «Alle pietre ormai ci siamo abituati, non ci facciamo neanche più caso», hanno commentato alla centrale operativa. «Se la prendono con noi anche perché i rifiuti restano in strada - spiega un vigile in prima linea - Non è la prima volta che tentano di aggredirci. E temo che non sarà neanche l'ultima». Un fatalismo che la dice lunga sulla situazione. Una situazione che ha spinto il sindacato Ugl a chiedere per i vigili del fuoco un'equiparazione alla polizia, perché «i fatti - «I fatti - osserva il coordinatore nazionale del comparto sicurezza, Paolo Varesi - dimostrano chiaramente che i loro compiti sono paragonabili a quelli delle forze di polizia». Racconta il giornalista Sandro Ruotolo, che faceva parte della troupe presa d'assalto: «Ci hanno spruzzato addosso l'estintore, si è alzata una nuvola bianca più alta dell'autobotte e non abbiamo visto più nulla. È arrivata anche la polizia ma non siamo stati in grado di fornire indicazioni - conclude - c'è stata poi l'aggressione alla collega della Rai di Napoli, Francesca Ghidini, a Casoria. In questa città ognuno fa quel che gli pare». In un caso, gli incendi hanno addirittura provocato un black-out. È accaduto a Castellammare di Stabia. Le fiamme, spiega il sindaco Salvatore Vozza «hanno danneggiato il quadro Enel, che alimenta la pubblica illuminazione dell'intera zona di Tavernola. I tecnici del Comune dicono che serviranno almeno alcuni giorni per il ripristino del corretto funzionamento dell'impianto. Altri incendi che hanno danneggiato gli impianti d'illuminazione si sono registrati in via Cicerone, nel rione San Marco, e in via Roma, nel centro cittadino». Una città oltre l'orlo della crisi di nervi, insomma. È ancora Ruotolo a parlare: «Napoli è una città allo stremo, allo sbando, dove si ha la sensazione che non comanda più nessuno. E ognuno si sente libero di fare quello che vuole».

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