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Di Pietro lancia l'ultimatum a Veltroni

Di Pietro

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Al centro della querelle tra il numero uno dell'Italia dei Valori e il segretario del Pd la battaglia per le poltrone che, fino ad oggi, ha lasciato Di Pietro a bocca asciutta. Ma non è tanto l'oggi a preoccupare l'ex pm quanto il futuro e, soprattutto, la partita che riguarda la presidenza della commissione di Vigilanza Rai. Così, in Transatlantico, il leader dell'Idv si sfoga e attacca Veltroni per la sua decisione di «andare avanti da solo». «Per noi Walter è e resta il leader della coalizione - spiega Di Pietro -, ma ci dispiace che ogni giorno lui prenda decisioni senza consultarci, come se noi non ci fossimo, ben sapendo che lui non va da nessuna parte visto che non raggiunge neanche il 50%. L'Idv non è a caccia di poltrone, ma vuole condividere ruoli di responsabilità. Comunque ci auguriamo che Veltroni superi il suo buonismo di facciata e si decida a fare un'opposizione davvero concreta altrimenti del governo ombra non resterà che l'ombra...» Insomma il partito dell'ex pm non ha nessuna intenzione di rinuciare alla presidenza di Palazzo San Macuto che, da accordi con il Pd, spetterebbe a Leoluca Orlando. Veltroni però, in un colloquio con Di Pietro, oltre a confermare il proprio appoggio alla candidatura dell'esponente dell'Idv, ha ricordato che in commissione di Vigilanza vota anche il centrodestra, che ha la maggioranza. Insomma, occorre il consenso del Pdl. Ed è qui che Di Pietro si è insospettito: vuoi vedere che con questa scusa, ha detto ai suoi, Veltroni ci vuole fregare anche la Vigilanza, dopo la vicepresidenza della Camera? L'accusa al segretario è di non spendere abbastanza i suoi buoni uffici con il Pdl per l'elezione di Orlando. Il tutto per portare Paolo Gentiloni al suo posto. Una versione smentita dal capogruppo del Pd Antonello Soro in un colloquio con il suo omologo di Idv Massimo Donadi. Smentita che, però, non sembra aver rassicurato l'ex pm. Quello che potrebbe salvare Veltroni dalle ire di Di Pietro è un altro caso aperto, stavolta tutto interno al Pd: la guida della commissione di Controllo sui servizi di sicurezza (Copasir, ex Copaco). Una poltrona per cui sono in lizza Francesco Rutelli e Arturo Parisi. La scelta, spiegano al loft, dovrebbe ricadere sull'ex vicepremier visto che Rosy Bindi, considerata nell'area vicina all'ex ministro della Difesa, è già stata eletta vicepresidente della Camera. Ma ambienti vicini a Parisi fanno notare che è stato lo stesso Veltroni a chiedere la disponibilità dell'ex ministro e che, soprattutto, finora la casella del Copasir è sempre stata occupata da un esponente politico che si è occupato di Servizi in genere ex ministri o sottosegretari dell'Interno o delle Difesa alternando, per prassi, un senatore e un deputato. Una cosa è certa, dovesse spuntarla Rutelli, Gentiloni, rutelliano di ferro, dovrebbe rinunciare alla Vigilanza con somma gioia dell'Idv. E mentre si infiamma la battaglia Veltroni cerca, non senza difficoltà, di comporre il puzzle del riassetto del partito. Già domani dovrebbe arrivare il governo ombra e la settimana prossima il nuovo esecutivo e la segreteria che sostituirà il «caminetto» informalmente sull'onda della caduta del governo Prodi. Ieri Beppe Fioroni ha smentito di puntare ad affiancare Goffredo Bettini come coordinatore del Pd: «Ve lo immaginate un tandem con me e Bettini sopra? Potrebbe andare solo in discesa...». Per lui è comunque in arrivo un ruolo forte nell'organizzazione del partito.

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