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E all'ultimo secondo la Brambilla resta fuori

Michela Brambilla

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Ma alla fine non ce l'ha fatta. Fuori. Era data al ministero dell'Ambiente, poi alle Pari Opportunità, infine ancora ieri pomeriggio veniva data per certa all'Attuazione del Programma. Dove invece alla fine è finito il democristiano avellinese Gianfranco Rotondi. Non solo, ma per la Brambilla la formazione del governo contiene anche un ulteriore schiaffo. Se lei è fuori, almeno dalla lista dei minsitri, dentro invece c'è Mara Carfagna. Le due sono all'opposto. La «roscia» appariscente, nordica, imprenditrice, minigonna e reggicalze. La mora silenziosa, vestiti castigati a dispetto del passato da Miss Cinema e di showgirl, alla sua prima legislatura, la scorsa, è andata in commissione Affari Costituzionali, quella più difficile e ostica, quella che lavora di più. Poche dichiarazioni a differenza della fluviale presidentessa dei Circoli della Libertà. La bella Maria Rosaria, in arte Mara, laureata in giurisprudenza con un passato da nuotatrice e danzatrice, dovette difendersi dagli strali femminili anche quando fu promossa, a sorpresa, responsabile delle donne di Forza Italia. Lo strascico di veleni che la nomina produsse provocò un vero e proprio terremoto rosa a via dell'Umiltà: proprio la Brambilla, che molti descrivevano come l'astro nascente di Forza Italia, mal digerì il ridimensionamento e liquidò la «velina», dicono, con malcelata perfidia. Negli ultimi giorni la Brambilla era data nuovamente in ascesa dopo il ridimensionamento nelle liste elettorali. Poi invece era tra i pochi che era andata ad attendere il risultato del voto a casa di Berlusconi. Ed era ancora ad Arcore quando si svolse il primo incontro con l'analisi del voto post elezioni con Umberto Bossi. E sempre lei era sull'aereo privato del Cavaliere che lunedì ha riportato il premier incaricato nella Capitale. Non ci sarà in consiglio dei ministri anche se ieri sera lo stesso Berlusconi ha tenuto a far sapere che sarà viceminitro della Salute. Andrà a lavorare con Maurizio Sacconi anche se il nuovo presidente del Consiglio pensa già a spacchettamenti vari. Possibile che in corso d'opera vari un aggiustamento, con nuovi dicasteri. Fuori dalla squadra di governo è infatti rimasto Lucio Stanca di cui pure nel corso della campagna elettorale Berlusconi avva annunciato la nomina all'Innovazione tecnologica. Ministero, quest'ultimo, che è finito invece a Renato Brunetta. Sul sito dei Circoli compare un manifesto di Michela emblematico: «Lamentarsi troppo è brutto segno. Per chi si lamenta, a volte. Quasi sempre per il motivo delle lagnanze». In verità non si riferisce alla formazione del governo ma al problema giustizia. «Il "cancro" della giustizia - insiste il commento - deve essere risolto. Non è lecito che un giorno sì e l'altro pure ci si debba accorgere che per colpa (preferite "responsabilità"?) di un magistrato inefficiente, di un ufficio giudiziario inadeguato, finiscano fuori dal carcere, liberi, per strada, come me e come voi, delinquenti che hanno derubato, violentato, terrorizzato dei cittadini. Basta!». Fuori dal governo anche un'altra donna, Adriana Poli Bortone, la quale ieri emblematicamente se n'è andata a Bruxelles. E ora accusa: «An è troppo romanocentrica, solo l'ufficio politico s'è garantito. Mentre alla periferia non è stato lasciato nulla. Amarezza? No, per ora no. Non so se andrò all'assemblea nazionale di An domenica. lo so che potrebbe essere l'ultima, quella storica visto che Fini si dimetterà. lo so, ma devo riflettere. Certo, ho comprato il biglietto aereo. Ma non so ancora se salirò su quel volo». Nessun ministero anche per Carlo Giovanardi, che pure veniva da mesi indicato per sicuro. Berlusconi ha fatto sapere che lo nominerà sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega sulla droga, materia di cui l'ex espoente dell'Udc se ne era occupato nello scorso governo Berlusconi.

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