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Israele ringrazia Napolitano. L'ambasciatore: "Siamo il miracolo del ventesimo secolo"

Israele

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Dopo la bufera di polemiche dei giorni scorsi, a manifestare vicinanza allo Stato ebraico ci pensano anche i vertici del nuovo governo, tradizionalmente solidali con le ragioni di Israele: Silvio Berlusconi invia un caloroso messaggio di auguri pubblicato con grande risalto dal quotidiano di Tel Aviv Yediot Ahronot; mentre il suo ministro degli Esteri in pectore, Franco Frattini, giudica «un pilastro della politica estera italiana» il riconoscimento della legittimità dello Stato d'Israele. Dopo qualche incomprensione negli ultimi due anni, il barometro dei rapporti tra Italia e Israele segna ormai «sereno stabile». Un clima disteso, che sembra andare oltre il cambio di maggioranza, tanto che il capo della diplomazia israeliana Tzipi Livni ha voluto congedarsi telefonicamente dal ministro degli Esteri uscente Massimo D'Alema, ringraziandolo per «la fattiva collaborazione»: un colloquio durante il quale l'ormai ex responsabile della Farnesina ha ribadito come l'amicizia con Israele sia per l'Italia «una scelta strategica consolidata e duratura». Dopo le polemiche che ieri hanno coinvolto Napolitano, oggi è stato l'ambasciatore israeliano a Roma Gideon Meir a definire «una posizione morale molto importante» la presenza del capo dello Stato all'inaugurazione della Fiera libraria torinese, che quest'anno ha previsto per Israele il ruolo di ospite d'onore. «Gli estremisti di destra o di sinistra che vengono a Torino per boicottare, vogliono solo delegittimare lo stato d'Israele», ha aggiunto il diplomatico con i giornalisti che gli chiedevano delle manifestazioni di protesta dei giorni scorsi. «Massimo rispetto» per la scelta di Napolitano è stato espresso anche dall'ambasciatore palestinese in Italia Sabri Ateyeh, che tuttavia non ha nascosto qualche perplessità: Israele, ha detto Ateyeh, «può interpretare» la partecipazione del presidente della Repubblica «come un appoggio italiano alla sua politica di negazione dei diritti del popolo palestinese». Nell'edizione di ieri, Yediot Ahronot ha pubblicato con grande evidenza un messaggio del prossimo presidente del Consiglio («In tutti noi c'è un poco dei figli di Israele», una «democrazia nel cuore del Medio Oriente», ha scritto tra l'altro Berlusconi), cui però l'agenda nazionale impedirà probabilmente di essere presente a Gerusalemme dal 12 al 14 maggio con altri capi di Stato e di governo stranieri alle imponenti celebrazioni con il premier israeliano Ehud Olmert. In quei giorni, infatti, il nuovo governo sarà impegnato alle Camere per il dibattito sulla fiducia. Ma le diplomazie stanno lavorando comunque alla prossima visita del Cavaliere in Israele, probabilmente una delle prime con il governo ufficialmente insediato a Palazzo Chigi. Intanto a Torino si lavora sul fronte della sicurezza. La città ha chiesto di non essere «blindata» ma per l'arrivo di Napolitano nulla può essere lasciato al caso. A vigilare il capo dello Stato ci saranno però cento uomini delle forze dell'ordine, mentre uno schieramento più consistente è precisto per il corteo che si terrà sabato. Il prefetto ha dimostrato serenità, spiegando che i partecipanti arriveranno da altre città con le cui questure c'è un continuo rapporto.

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