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Berlusconi: "Subito un piano contro il degrado di Roma"

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Presidente Silvio Berlusconi, tra pochi giorni tornerà a Palazzo Chigi. Tra le priorità c'è la riforma per conferire più poteri al sindaco della Capitale e l'abolizione della Provincia? «Tra le riforme che abbiamo in programma, una riguarda proprio i poteri del sindaco di Roma, che devono essere ampliati per affrontare meglio i problemi di una città metropolitana e complessa qual è oggi la Capitale. È un impegno che ho assunto nel «Patto con Roma», firmato da me, da Gianfranco Fini, da Gianni Alemanno e da Alfredo Antoniozzi. Il primo punto di questo Patto è la realizzazione di una legge nazionale e di una riforma costituzionale per la creazione del «Distretto Federale di Roma», che dovrà assumere le competenze di Provincia e Comune con poteri legislativi straordinari. La nuova istituzione del distretto di Roma Capitale beneficerà della riforma del federalismo fiscale. Le ricadute saranno positive per tutti i cittadini del futuro Distretto Federale di Roma. Al secondo punto del Patto si prevede che allo statuto comunale sarà aggiunto un titolo specifico dedicato alla tutela dei contribuenti (cittadini e imprese), con l'obbligo di ripristinare un rapporto equo tra la pressione fiscale, che l'amministrazione di sinistra ha portato a 655 euro pro capite, e la qualità dei servizi erogati». Lo scontro tra i candidati si è concentrato sul tema della sicurezza. Quali sono le misure più urgenti e come potrà collaborare il nuovo governo? «Gli episodi più recenti di criminalità, dall'omicidio della signora Reggiani in novembre fino all'accoltellamento della studentessa africana della scorsa settimana, hanno messo a nudo le lacune della sinistra nel governo della Capitale. In entrambi i casi, le violenze sulle donne sono avvenute nei pressi di stazioni degradate, senza illuminazione e senza vigilanza. Ciò significa che, al di là degli annunci roboanti, in 15 anni prima Rutelli e poi Veltroni non hanno fatto nulla per rendere sicure le periferie. La scarsa attenzione posta finora alla sicurezza è tanto più odiosa se si considera che questo disagio colpisce soprattutto le fasce più deboli e più povere della popolazione, soprattutto le donne e gli anziani. Il nostro governo interverrà subito, in appoggio al Comune, per assicurare un maggiore controllo del territorio per contrastare la criminalità, i furti, i borseggi, la prostituzione, lo spaccio di droga. Questi reati sono commessi per lo più da immigrati irregolari. Per questo potenzieremo la polizia di prossimità, il poliziotto e il carabiniere di quartiere. Di più. A Roma ci sono 20 mila immigrati irregolari che vanno rispediti a casa loro: nei loro confronti applicheremo in modo severo la legge Bossi-Fini, che non ammette la presenza di immigrati senza permesso e senza lavoro regolare». Qual è la sua valutazione del «modello Roma»? «Il "modello Roma", di cui si vantano Rutelli e Veltroni, è in realtà un "disastro Roma". Come si fa a indicare come modello una città dove ci sono 37 mila famiglie senza casa, 50 mila bambini nella fascia fino a tre anni senza asilo nido, 30 mila anziani over 65 privi di un servizio di assistenza, 9 mila disperati che vivono nelle baraccopoli lungo il Tevere? Come ci si può vantare, come fanno il candidato del Pd e della sinistra antagonista, di avere speso 3,7 milioni per i campi nomadi, contro appena 5 milioni impegnati nel 2006 dalla Regione per l'emergenza abitativa dei romani? E che dire delle imposte locali, aumentate da 412 a 655 euro per abitante, con una politica del «tassa e spendi» che ha portato a 9 miliardi il debito del Comune? A conforto delle clientele, sono aumentate le poltrone nelle decine di aziende controllate dal Comune, ma è peggiorata la raccolta dei rifiuti, il traffico urbano è sempre nel caos e i chilometri di metropolitana sono rimasti sempre gli stessi: appena 36,6. Rutelli, Veltroni e la sinistra hanno cercato il colpo di immagine con la Festa del cinema, ma si tratta di una quinta di cartapesta e di lustrini, tirata su ad arte per nascondere il degrado della città e per compiacere le voglie di apparire del sindaco». Lei adora Milano ma vive e lavora a Roma da alcuni anni. In cuor suo, cosa le piace della città? E cosa cambierebbe? «Roma è una città meravigliosa, con un patrimonio di bellezze artistiche e archeologiche d'inestimabile valore, che dobbiamo promuovere agli occhi del mondo intero. Roma è la città delle città, l'urbs urbium, centro della cristianità e cuore della nostra civiltà occidentale, per questo è un patrimonio di tutti. Le cose da cambiare sono moltissime, sia in centro che nelle periferie. Il nostro primo impegno sarà un piano per la lotta al degrado urbano che ha assunto, in questi ultimi due anni, una dimensione impressionante, con marciapiedi sconnessi, fontane piene di rifiuti, anche in centro storico, strade piene di buche, ville storiche con discariche a cielo aperto, interi quartieri abbandonati, privi di infrastrutture e della necessaria illuminazione pubblica. Tutto questo è inaccettabile per una Capitale europea e noi cercheremo di porvi rimedio subito. Una città degradata è anche una città insicura, dove dilaga la criminalità di strada, la forma più odiosa di illegalità perché colpisce le persone più indifese. Saranno necessari finanziamenti adeguati, che riusciremo a individuare attraverso un taglio radicale degli sprechi e dei privilegi che in questi ultimi 20 anni di governo delle sinistre a Roma hanno alimentato un sistema di potere oppressivo che finalmente sta per crollare». Da quando è sceso in campo nella politica, il centrosinistra ha sempre vinto la corsa al Campidoglio. Cosa Le fa credere che questa volta il risultato sarà diverso? «Sento che tra i romani la delusione per la sinistra è fortissima. Tanti annunci, zero fatti. Quando era sindaco, Rutelli aveva promesso l'entrata in funzione della linea C della metropolitana per il 2004. Veltroni, appena insediato, ha fatto altrettanto. Ma il primo cantiere di questa linea si è aperto solo pochi mesi fa grazie al fatto che il mio precedente governo ha messo in pratica la politica delle Grandi opere e ha finanziato la linea C della metropolitana di Roma per l'82 per cento. Questa è la differenza tra la politica degli annunci, di cui la sinistra è specialista, e quella dei fatti. Anche la promessa che Rutelli ha propagandato i giorni scorsi sulla lotta al caro mutui, con fondi stanziati dal Comune di Roma, è un inganno. I mutui delle banche vanno ridotti, non alimentati con i soldi pubblici del Comune di Roma. Noi siamo andati alla radice del problema e abbiamo proposto qualcosa di diverso e di più concreto. Accanto all'immediata abolizione dell'Ici abbiamo previsto la riduzione del costo dei mutui bancari delle famiglie, rendendo conveniente anche per le banche la ristrutturazione del mutuo. È una proposta del ministro Tremonti per risolvere in tempi rapidi, accanto alla cosiddetta emergenza abitativa che sta colpendo le fasce più deboli della società, l'emergenza mutui che ha coinvolto molte famiglie del ceto medio». Ritiene fondati i timori del centrosinistra per l'atteggiamento della Lega nei confronti di Roma? «A quelli che demonizzano la Lega, ricordo che di quel governo che ha finanziato la linea C faceva parte anche Bossi e che i suoi ministri hanno votato compatti per il bene di Roma». Al ballottaggio Francesco Storace le porterà nuovi voti. Le fa piacere? «Gianni Alemanno e Alfredo Antoniozzi hanno scelto di non fare apparentamenti per i ballottaggi ma, al tempo stesso, hanno espresso un preciso programma in materia di sicurezza, immigrazione, emergenza abitativa, pressione fiscale e qualità dei servizi. Gli elettori di Storace, come quelli dell'Udc, al pari degli altri, essendo liberi cittadini, sono certamente in grado di valutare chi è meglio votare per il bene della loro città e della Provincia. Se voteranno Alemanno e Antoniozzi sarà una manifestazione di libertà. Dove sta il problema?» Un buon motivo per non votare Francesco Rutelli. «È stato ed è ancora per pochi giorni il vicepremier di Romano Prodi, il numero due di un governo che ha messo in ginocchio l'Italia con 110 nuove imposte in appena due anni. Ecco, il vice di Prodi che, dopo la sconfitta alle politiche, cerca rifugio in Campidoglio come se fosse un albergo per politici falliti. Penso che sia veramente troppo per tutti i romani, non solo per i liberali e i moderati che si riconoscono nel Popolo della libertà, ma per tutti i cittadini romani». Grandi opere. Quali sono i tempi di realizzazione dei progetti avviati nel 2001-2006? Quali saranno gli ulteriori investimenti per le infrastrutture? «Il piano delle Grandi opere era decennale. Ora, dopo l'interruzione di due anni causata dall'infausta parentesi del governo Prodi, dovremo riannodare i fili, ritrovare i finanziamenti adeguati e ripartire con le infrastrutture più urgenti per ammodernare il Paese. Dalla Tav al Ponte sullo Stretto. A Roma non faremo mancare i mezzi necessari per le infrastrutture programmate come la terza corsia sul Raccordo anulare, che proprio il mio governo aveva sbloccato e che ormai è vicino al definitivo completamento. Ripartiremo anche con la realizzazione dell'autostrada Roma Latina che la Giunta di sinistra della Regione Lazio, per i veti incrociati della sinistra radicale e ambientalista, non è riuscita a portare avanti, nonostante il fatto che la vecchia via Pontina sia considerata la strada più pericolosa d'Italia». Quali riforme si possono fare con l'opposizione? Ci saranno aperture da parte di Veltroni? «Dobbiamo ridisegnare l'architettura istituzionale per dare al presidente del Consiglio gli stessi poteri dei suoi colleghi esteri, per semplificare e sveltire l'iter delle leggi e ridurre il costo della politica. È un lavoro che dovremmo fare in modo bipartisan, con l'obiettivo di sfoltire la casta delle persone che vivono di politica, di ridurre di metà il numero dei parlamentari, dei consiglieri regionali e comunali, di abolire le province e le comunità montane. Veltroni ha presentato un programma con numerosi punti simili ai nostri: spero che, per coerenza, voti insieme a noi quei provvedimenti. Abbiamo di fronte una legislatura costituente per cambiare l'Italia e farne un Paese veramente moderno. Mi auguro che anche il Partito democratico voglia partecipare all'impresa, coerente con i suoi proclami riformisti. Purtroppo, viste le prime mosse di Di Pietro in dissonanza con il Pd, temo che nella futura opposizione possano risvegliarsi i peggiori istinti dell'antagonismo, dell'antiberlusconismo e del giustizialismo. E questo non farebbe il bene dell'Italia e degli italiani».

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