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«La risorsa dell'Italia

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è la governabilità»

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Siamo alla viglia della partenza di una nuova stagione di governo e il presidente di Confcommercio vuole scelte concrete e tempi certi: «È verissimo. Noi abbiamo sviluppato 20 punti, un "cartello" che delinea la situazione difficile che viviamo: una crescita lentissima, l'ombra delle recessione, una competitività difficilissima, una produttività stagnante. Dunque si devono fare delle riforme di carattere costituzionale, compresa quella elettorale. E come dice Tremonti le riforme costituzionali le devi fare anche con l'opposizione. Ma occorre anche fare delle riforme di carattere economico-sociale che consentano a questo Paese di crescere e produrre. Queste proposte possono essere riassunte in due politiche strutturali da realizzare. La prima è quella di ridurre la spesa pubblica nell'ordine di un punto di Pil all'anno e di ridurre le tasse, in particolare l'aliquota media Irpef, di cinque punti. Secondo punto: mettiamo in campo una politica a favore dei servizi. Servono poche e semplici cose come continuare nel processo delle liberalizzazioni, sconfiggere il costo della burocrazia, migliorare le infrastrutture; poi una flessibilità contrattata e programmata per quanto riguarda il mercato del lavoro, aliquote Iva competitive a favore del turismo. Tutto ciò in un quadro di legalità, di certezza del diritto e della pena. Poi bisogna trovare lo spazio anche per sconfiggere abusivismo e contraffazione. Però teniamo sempre in considerazione che viviamo un momento di bassa crescita. Quindi come Confcommercio diciamo che nei primi cento giorni dobbiamo fare qualcosa per rompere questa emergenza e consentire la crescita e la produttività di mettersi sul sentiero giusto. Allora facciamo subito quattro cose. La prima è la detassazione dei premi, degli incentivi, degli straordinari e degli aumenti salariali. Io ho apprezzato che il candidato premier si sia già speso per questo. Poi la seconda richiesta è il rinserimento del lavoro intermittente. Terzo, dobbiamo andare avanti sul versante della liberalizzazione dei servizi pubblici locali. Quarto, chiediamo la possibilità di avere un dipartimento presso la presidenza del Consiglio per le piccole e medie imprese, che sono una realtà economica e sociale fondamentali per il nostro Paese. Gli imprenditori di Confcommercio sono pessimisti o ottimisti sul futuro? Una delle componenti essenziali per chi fa l'impresa è la fiducia: se mancasse avrebbero già chiuso. Gli imprenditori hanno una palla al piede che è la tassazione che è la più alta in Europa, e un'altra palla al piede è il costo della burocrazia. Oggi c'è ottimismo perché finalmente c'è governabilità. E questa è stata la risposta importante che ha dato il Pase scegliendo un governo stabile. Dove sono stati commessi gli errori più grandi del governo Prodi? L'errore è che non era un governo stabile. Poi la prima finanziaria ha giocato solo sul versante delle entrate e non su quello della spesa, mentre la seconda non è riuscita a sciogliere il nodo della spesa pubblica. Non a caso ora che c'è la governabilità lo stesso Epifani dice che anche la concertazione deve essere più seria: meglio tardi che mai. Ultimamente lei cita spesso i sindacati. Siamo a una svolta? Certo perché fin'ora c'è stata, purtroppo, una concertazione strabica fatta sempre con quelli della triplice e la Confindustria. Nessuno di noi ha qualche cosa contro questi, però tenere fuori una realtà importante come la nostra era sbagliato. Se devi fare un incontro di calcio e incontri un avversario forte, fai scendere in campo le persone che danno del tu al pallone. E quali sono le risorse dell'Italia di oggi? Sono le imprese e in modo particolare quelle dell'economia dei servizi come il turismo, commercio, trasporti. Il mondo delle imprese di Confcommercio e il suo rapporto con il sistema bancario. C'è qualche criticità? Penso di poter dire che qualche criticità esiste. Bisogna avere più coraggio nel finanziare i progetti. È fondamentale in questo momento. Le banche devono fare la loro parte soprattutto nei confronti delle piccole e medie imprese. Serve il coraggio di avere come garanzia una progettualità perché se io devo andare in banca a chiedere dei soldi e la banca li dà a chi li ha già non vale. E le banche c'entrano anche per ciò che riguarda il discorso delle carte di credito: noi continuiamo a dire che bisogna divulgare il suo utilizzo. Però se il costo delle carte di credito è troppo impegnativo alla fine anche questo... Come finisce la vicenda Alitalia? Io sono per "Air Ermolli" (ride). Quelli di Ligresti e Tronchetti provera sono dei segnali e spero che questa cordata possa salvare Alitalia, che possa farla decollare. Io però ho sempre tenuta distinta la questione Alitalia da Malpensa. Malpensa è in una situazione un po'... Deve restare nella maniera più assoluta un hub per tanti motivi. Prima di tutto perché non esiste in Europa una regione economicamente forte come lo è la nostra realtà lombarda e veneta. Poi Milano ha vinto l'Expo e nel 2015 sono previsti qualcosa come 30 milioni di visitatori: la risposta viene sa sé. Da qualche ora abbiamo al vertice di Confindustria la Marcegaglia. Il giudizio è estremamente positivo, perché sale alla guida una donna preparata, intelligente e capace, ma anche una donna aperta al dialogo, al confronto. Fatto positivo anche tornando alla questione delle concertazioni. Come preservare il sistema del commercio italiano? Dobbiamo dare gli strumenti per competere con gli altri Paesi. Nel 1998 Bersani liberalizzò il settore, ma dobbiamo fare in modo che il piccolo operatore commerciale, che svolge una funzione economica e sociale, possa sopravvivere senza essere cancellato. Tremonti nel suo libro dice "attenzione a una esasperazione che porta al mercatismo". Nella filiera distributiva ci deve stare il grande, il medio e il piccolo. Ha collaborato Fabio Perugia

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