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"Voglio restare a Roma"

La Storta

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L'unica cosa che mi auguro è che non succeda a nessun altro quello che è capitato a lei. Mia figlia è orgogliosa, si sta dimostrando forte, malgrado la paura. Mercoledì avrebbe avuto un esame ed è molto dispiaciuta di non poterlo dare». A parlare è la mamma della studentessa universitaria aggredita e violentata giovedì sera, nei pressi della fermata ferroviaria La Storta, dal rumeno Joan Rus. La giovane del Lesotho è stata operata l'altra notte, l'intervento per la suturazione della ferita è perfettamente riuscito, fisicamente è fuori pericolo, ma a vacillare ancora è il suo stato psicologico. È triste e reagire a quello che le è successo, è una ferita più difficile da rimarginare, non bastano dei punti. Ci vorrà del tempo e per questo motivo l'ospedale la sta facendo seguire da un team di psicologi. La ragazza ora riposa nella sua stanza del reparto di chirurgia d'urgenza al terzo piano del San Filippo Neri; il piccolo corridoio che porta alla sua camera è piantonato da un vigilante, per evitare intrusioni. Anche lo staff medico ha preso in parola gli ordini di non far passare nessuno, e ha creato una cortina di protezione. La mamma è la prima a visitare la figlia nel pomeriggio, fra le mani stringe una busta con degli abiti. Dopo di lei arrivano delle parenti: «Mia nipote sta meglio, ma è ancora molto provata psicologicamente e giù di morale, non vuole parlare con nessuno». In mattinata era passato in ospedale anche uno dei due giovani che l'hanno salvata, i "suoi angeli" come li ha soprannominati, ma neanche lui è riuscito a vederla: «È molto stanca, non ce la faceva a parlare». La zia smentisce categoricamente la notizia secondo la quale la madre della vittima avrebbe detto «Mai più in Italia»: «Non è assolutamente vero, rimarremo qui tutte, non andiamo via da Roma». La conferma arriva poi dalla stessa protagonista della vicenda, che al Tg1 ha dichiarato: «Non lascio Roma. Voglio continuare la mia vita come era prima di quella sera da incubo. Continuerò a studiare, tra pochi mesi finirò il master in economia che ho cominciato in Italia lo scorso anno e non sarà nessun criminale a cambiare i miei progetti». Intanto Joan Rus, che ha già dei precedenti penali nel suo Paese (era stato arrestato tre volte per furti, senza però spingersi all'aggressione sessuale) resta in carcere con l'accusa di tentato omicidio, sequestro di persona e violenza sessuale: la richiesta per lui è di giudizio immediato. Sulle sue responsabilità non sussistono dubbi, visto che nel momento dell'arresto ancora impugnava il coltello insanguinato, e se gli ulteriori accertamenti tecnici dovessero rafforzare il quadro accusatorio, il Pm Erminio Amelio, titolare del caso, potrebbe optare per la soluzione di un processo in tempi immediati. Il magistrato che nei prossimi giorni si recherà al carcere di Regina Coeli per interrogare il rumeno, ha già affidato ai Ris il compito di esaminare gli abiti della vittima e dell'aggressore affinchè siano identificate le tracce biologiche. Sono anche in corso gli esami sul coltello con cui la ragazza è stata ferita.

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