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dall'inviato Lidia Lombardi NAPOLI «No, non ci ...

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Pioviggina, aspetta il governatore Bassolino. Deve inaugurare la mostra su Salvator Rosa, l'artista costretto a «fujre» dal Vesuvio a metà Seicento per allocarsi a Roma e a Firenze. Questa «vernice» è l'ultimo atto di un anno di festa per Capodimonte (mezzo secolo fa la strepitosa raccolta s'aprì al pubblico). Ma per Napoli, tra morti di camorra, bufale e monnezza, è stato un «annus horribilis». «Non ci sto», vibra Spinosa, agguerrito come quando, nell'84, prese lo scettro del museo. Ha visto 25 anni di governo della città, per lo più di sinistra. Vicino alla pensione, dice pane al pane. «Napoli è stata rovinata anche dal fumo negli occhi dell'effimero. Ve lo ricordate il "nuovo rinascimento napoletano"? (uno degli slogan di Bassolino sindaco, n.d.r.). Salvator Rosa se ne andò a lavorare altrove, fu influenzato dai maestri stranieri, però non rinnegò luci e ombre di questa città. Nelle sue battaglie non ci sono eroi ma uomini che sanno di morire. Negli autoritratti è poeta e spadaccino, musico e masaniello. Miseria e nobiltà». Ma insomma, sovrintendente, la sciagura dei rifiuti ha fatto calare i visitatori del museo? «Per niente. Anzi, gli ingressi sono cresciuti. In media stacchiamo 160 mila biglietti l'anno, con le mostre del cinquantenario, cominciate a ottobre, siamo arrivati già a oltre centomila». Non dica che va tutto bene... «Dico che della città si deve dare un ritratto completo. Non c'è solo il naso adunco, l'occhio storto. Sì, hanno colpe quelli che a livello locale e nazionale hanno gestito la Campania e Napoli. Guardi questo museo. Dà lustro alla città, ma la metro gli passa alle spalle, da anni sono pronti progetti per fare la fermata, niente. Problemi tecnici, dicono. Quali, non si sa». E lei non si ribella? Gli operatori turistici non strillano? «Ecco, qui entriamo ingioco noi. Da secoli, per carenza di senso civico, accettiamo le scelte altrui. Salvo poi scaricare le responsabilità su chi abbiamo delegato, quando tutto crolla». Berlusconi dice che farà qui il primo consiglio dei ministri. Che ne dice? «Il Cavaliere è venuto altre volte. Se può dare una mano a risolvere i problemi, lo faccia. Ma non prometta miracoli, abbiamo già San Gennaro. Napoli è caduta perché ha perso vivibilità. Ha fasti d'arte e di civiltà, non deve puntare sull'effimero ma sul territorio che produce, sul turismo. Salvator Rosa aveva una committenza colta e prestigiosa. Era fiero di essere napoletano. Può essere ancora d'esempio». Ci crede, Spinosa. E lo stesso orgoglio sfodera in conferenza stampa. Parla per mezz'ora. Bassolino, accanto, dimesso, annuisce. Il suo discorso dura cinque minuti. Fuori piove ancora, nella strada che porta abbascio solo un mucchietto di spazzatura, in un angolo. Un tassista conferma: «Di mondezza non c'è n'è più. E non c'è più nemmeno Pecorato Scanio, 'o Mosè. Diceva: "Risolvo tutto io", con quel gesto della mano. Poi è finita come sapete».

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