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Partito Democratico al bivio dopo il 14 aprile

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Un'ipotesi,questa, che è senz'altro auspicabile da chi desidera che le due forze maggiori non si sfaldino, e aiutino l'Italia ad incamminarsi verso un solido e più semplice bipartitismo. Se questo è il quadro, però, Veltroni, il 15 aprile, si troverà dinanzi a un bivio: e in quel "day after", dovrà scegliere tra due alternative nette. Una prima strada è quella della contrapposizione frontale. Veltroni potrebbe cioè tentare di fare a Berlusconi quello che il centrodestra fece a Prodi: una sistematica guerriglia, puntando - prima o poi - ad un incidente. In questa direzione si muoveranno senz'altro, anche al di là della volontà di Veltroni, pezzi della sua base, e - c'è da temere - anche qualche frangia della magistratura. In questo clima di assedio a Palazzo Chigi, un ruolo decisivo sarebbe giocato dai quattro "trappoloni" previsti nei prossimi due anni: elezioni europee e referendum elettorali (nel 2009), elezioni regionali e referendum di Grillo (tra cui un esplosivo quesito sulla Legge Gasparri, se saranno raccolte le firme) nel 2010. Insomma, Veltroni potrebbe giocare allo sfascio, ma - per la verità - senza alcuna garanzia di riuscire nell'impresa, visto che il Pdl cercherà comunque di governare al meglio delle proprie possibilità. C'è però anche una strada molto diversa. Se Veltroni riesce a conservare la guida del suo partito, può legittimamente sperare di essere di nuovo lui a concorrere per la premiership la prossima volta. In questo caso, il segretario del Pd avrebbe tutto l'interesse a contribuire ad una riforma organica dei meccanismi istituzionali, e non solo della legge elettorale. Veltroni, quindi, potrebbe entrare nell'ordine di idee di favorire una "riforma di sistema", nella speranza di esserne il primo beneficiario, tra qualche anno. Così, ad una netta ma non sguaiata opposizione sul resto dell'azione del Governo, Veltroni potrebbe affiancare una sincera volontà di cooperazione su legge elettorale e cambiamento della Costituzione: tutte cose che, peraltro, il Pdl farebbe bene a favorire. Ecco il bivio, dunque: e stavolta, per Veltroni, si imporrà un'opzione chiara, senza l'"exit strategy" dell'ormai proverbiale "ma anche".

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