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Lo sfogo di Amato

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La storia delle schede a rischio-errore proprio non gli va giù e l'appello a Napolitano lo ha irritato ulteriormente. Per questo convoca a sorpresa una conferenza stampa al Viminale e spiega ai giornalisti che le critiche nei suoi confronti sono ingiustificate: la compilazione dei tagliandi elettorali è stata fatta in base a un decreto firmato da Berlusconi e da Pisanu, il provvedimento parlava di simboli allineati orizzontalmente e non si poteva, quindi, fare altrimenti. L'incontro con la stampa comincia con un «no» urlato da Giuliano Amato. Il ministro, visibilmente nervoso, è infastidito da un microfono che fischia. E lo fa spegnere. Poi comincia a parlare con tono secco e duro: «Trovo a dir poco sorprendente che possa essere stato chiamato a occuparsi della regolarità del voto il capo dello Stato e che si sia potuto adombrare che il ministero dell'Interno abbia predisposto le schede in conformità alla propria fantasia culinaria», esordisce. Subito dopo l'affondo, con tanto di cognome, al leader del Pdl: «Quello che abbiamo fatto lo abbiamo fatto in conformità al decreto legge dell'8 marzo 2006 firmato da Berlusconi e dal mio predecessore. Non mi aspetto che tutti conoscano tutte le leggi, mi aspetto che le conoscano quelli che le hanno fatte». Il riferimento, ovviamente, è sempre al Cavaliere. A questo punto il «dottor Furente» illustra perché il Viminale è stato costretto a fare le schede in quel modo e non in un altro. Il decreto, infatti, stabiliva che i simboli dei partiti non fossero più ordinati in verticale, come si era fatto in precedenza, ma in orizzontale. E in orizzontale si presentano nella scheda preparata per il 13 e 14 aprile. Non solo. Un allegato al provvedimento legislativo, riproducendo un fac-simile, puntualizzava che i simboli fra loro collegati andassero disegnati non separati. «La questione dei simboli - continua Amato - mi è stata posta in modo bipartisan, cioè da parlamentari di entrambe le coalizioni, che si sono chiesti anche perchè non fossero stati posti in verticale ma in orizzontale. Per porre i simboli in verticale il Parlamento avrebbe però dovuto pensarci prima, con il decreto legge che ha dato avvio alle votazioni. Quello che noi abbiamo potuto fare è stato di distanziare leggermente di più i simboli dei partiti non collegati». Comunque, per il ministro, il rischio di errore non c'è più di prima («Non vedo grande differenza tra la disposizione in orizzontale e quella in verticale») perché, sottolinea citando il dl, «quando un unico segno si trova su più riquadri, il voto si intende riferito al contrassegno su cui insiste maggiormente». In ogni caso, «modificare oggi, e anche la scorsa settimana, le schede elettorali, è impossibile, anche da parte del Parlamento, perchè i nostri militari all'estero hanno già votato sulla base di quelle esistenti». Infine, dopo lo sfogo («Non sono il capo di una banda di furfanti, non ho bisogno di essere messo sotto tutela e non è possibile dare dell'Italia un'immagine che non dà neanche lo Zimbabwe»), la denuncia: «Ho avuto segnalazioni di possibili brogli sul voto all'estero». Chiede un cronista: «In quali Paesi?». Il ministro non risponde.

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