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Ora decide la Giunta parlamentare

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Nel caso di Pecoraro Scanio, che è parlamentare e ministro, gli atti sono stati trasmessi dalla procura di Potenza al Tribunale dei ministri che, di fatto, si comporta come un normale tribunale al quale si rivolge, come organo inquirente, la procura di Roma. Così se la procura della Capitale ritenesse necessario, ad esempio, intercettare le conversazioni telefoniche di Pecoraro Scanio, deve chiedere l'autorizzazione al Gip del Tribunale dei ministri che deve a sua volta trasmettere la richiesta alla Camera di appartenenza. Il via libera della Giunta serve anche per utilizzare intercettazioni già avvenute e cosiddette «passive», cioè conversazioni tra una persona la cui utenza telefonica era sotto controllo e un parlamentare. Non c'è però bisogno di richiesta di autorizzazione per l'arresto di un parlamentare in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna o per un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.

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