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Giallo su quella notte nel lusso

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La direttrice delle relazioni esterne del Town House, hotel a sette stelle che si affaccia sulla Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, Elisa Dal Bosco, non ha dubbi su quella sera di inizio dicembre. Nessun trattamento di favore. Eppure per l'ipotesi accusatoria della procura di Potenza quel lussuoso albergo sarebbe stato uno delle infrastrutture utilizzate gratuitamente dal ministro dell'Ambiente in cambio di favori. «Dai tabulati in nostro possesso - prosegue la direttrice - risulta che è stata utilizzata una carta di credito. Di chi? Non lo so, in questo momento l'ufficio contabilità è chiuso. Posso solo dirle questo. Abbiamo trattato il ministro come un qualunque signor Rossi. Del resto il ministro non ha mai avuto alcun contatto di alcun genere con la nostra proprietà o con la nostra direzione e che noi siamo estranei ai fatti. E poi non si viene qui per farsi vedere: i clienti vogliono godersi i nostri servizi nella privacy più assoluta». E che lussi. La suite da 160 metri quadrati può costare fino a 10 mila euro a notte. «No, no. Il ministro ha speso molto meno, ma per la privacy non posso rivelarlo». Ognuno è libero di spendere i soldi come meglio crede, ma un ministro deve fugare ogni dubbio su chi abbia pagato i suoi sfizi. «Pagato? Ma guardi che il ministro era stato invitato da quel hotel. Ricordo - afferma l'avvocato difensore Paola Balducci, compagna di partito di Pecoraro Scanio - che era una settimana promozionale e lui andò. Tutta questa storia è uno scandalo: non conosciamo una carta dell'inchiesta». Insomma, il mistero s'infittisce. Quella notte nel lusso è stata pagata o no? Pecoraro era stato invitato in cambio di favori? E se ha pagato, lo ha fatto con la carta di credito personale o ha scaricato le spese sul ministero? La speranza è di veder saltar fuori le ricevute e poterle pubblicare per far valere le ragioni di chi si sente danneggiato. «E poi sui telefonini regalati - aggiunge l'avvocato Balducci - siamo alle comiche. Pecoraro da anni ha lo stesso numero. È chiaramente un attacco politico». E anche alcuni degli imprenditori chiamati in causa si dicono estranei ad ogni condotta illecita. Il titolare dell'agenzia di viaggio «Visetur» di Perugia, Mattia Fella, sottolinea «di non aver avuto alcun appalto dal Ministero dell'Ambiente» in questa legislatura. Ora si trova all'estero per lavoro ma è pronto a rientrare.

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