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L'affondo di Berlusconi

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Silvio Berlusconi mantiene alta la temperatura della campagna elettorale. E mentre prosegue a Torino il suo tour fra i gazebo del Popolo della Libertà, subisce i pesanti affondi di ex-alleati e degli alleati mancati. Così, Clemente Mastella - dopo essere stato scaricato dal Cavaliere - lo accusa di avergli voltato le spalle per il veto di An e Lega e minaccia: «La Campania non ti voterà». E Pier Ferdinando Casini gli replica ironico: «Evidentemente ha paura che il nostro progetto decolli». Il Cav paragona l'Italia ad una «nave portata sugli scogli» dal governo Prodi. Ma è contro l'Udc che concentra i suoi attacchi. Ricorda che il traguardo di unire tutti i moderati è stato raggiunto. «Salvo qualcuno che - aggiunge - per egoismo personale ha deciso di non partecipare». Qualcuno, prosegue, «che pur appartenendo alla famiglia del Ppe ha ritenuto giusto andare da solo». Parte così il leit motiv del voto sprecato ai piccoli partiti («può farci rischiare la maggioranza») e l'invito agli elettori («è in gioco il nostro futuro, non gettate il voto»). È il turno del Pd di Walter Veltroni e di Romano Prodi. «Oggi si presentano come il nuovo», dice l'ex premier. «Veltroni - aggiunge - ha addirittura negato di essere di sinistra. Non sono più comunisti, non sono mai stati al governo», prosegue ironico. Ma la verità è che «sono ancora al governo, anche se hanno fatto sparire Prodi mandandolo una settimana a sciare». Un tentativo «alla Houdini» che però non riuscirà «perchè abbiamo il buon senso di capire che vogliono imbrogliarci». Per la sinistra, sottolinea Berlusconi, il programma è «carta straccia», uno «specchietto per le allodole» per convincere gli elettori. Poi torna sul tema delle tasse. «Governeremo con il traguardo di abbassare la pressione fiscale che oggi Prodi e la sinistra hanno portato a un record negativo, a quasi il 40%. In 5 anni di governo lavoreremo per farla scendere sotto il 40». L'ex premier cavalca l'altro cavallo di battaglia: l'emergenza rifiuti. «Mai l'immagine dell'Italia è stata così in basso», attacca. «Danni incalcolabili che hanno una firma precisa: la sinistra, che governa la Campania da 14 anni e che è così attaccata al potere da non dimettersi neppure quando la tragedia è così evidente». Un chiaro riferimento a Bassolino, sul quale poco prima aveva detto: «Da garantista convinto non dico che avrebbe dovuto dimettersi, ma credo che da molto tempo il partito democratico avrebbe dovuto invitarlo a lasciare». Berlusconi attacca nuovamente l'Udc: «Sapete perchè non abbiamo realizzato interamente il programma?», chiede. «Perchè chi adesso dice di non voler vendere la propria dignità ha posto veti e proibizioni, impedendoci di lavorare». Quello stesso partito, l'Udc, che è «causa» di quella «vergogna» che è la par condicio. Una legge «che concede ad un partito del 40% lo stesso spazio televisivo di una forza nata l'altro ieri che non si sa se arriverà all'1%». Ma state tranquilli, rassicura dal palco, «nessuna di queste formazioni riuscirà ad avere l'8% in Senato e il 4% alla Camera e quindi non saranno nemmeno presenti in Parlamento».

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