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PADOVA Gianfranco Fini sbarca nel nord-est produttivo per ...

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Fini picchia duro sul leader del Pd che, «con un effetto ottico, vuole far dimenticare che al governo negli ultimi due anni ci sono stati loro e nasconde questa semplice verità nel pullman o dietro citazioni di Obama e Kennedy». Ce n'è anche per «Veltroni-Crozza», quello del «ma anche», che candida Matteo Colaninno, ma anche l'operaio della ThyssenKrupp, riproponendo un modello economico datato». «Noi per le nostre candidature - si contrappone Fini - con tutto il rispetto non abbiamo bisogno di specchietti per le allodole». E ancora il leader di An se la prende con Veltroni il decisionista, che non ricandiderà Ciriaco De Mita. «Il rinnovamento non è legato all'età - lo contesta - ma a meccanismi di selezione dal basso, che tengono conto dell'intelligenza, della credibilità e non del dato anagrafico». Fini punta il dito anche sul programma nuovo di zecca in dieci punti del Pd. «Ci copiano in tutto - torna a denunciare - ma gli elettori sceglieranno l'originale e non la fotocopia». Sceglieranno, assicura il leader di An, «il nostro programma, che non sarà un libro dei sogni, ma un elenco di impegni concreti, che possono essere onorati». La campagna elettorale è partita e lo si comprende dai toni. «Hanno messo l'Italia in ginocchio ed ora - denuncia Fini - usano lo slogan "Non cambiare il governo, cambia l'Italia". Ma si dimenticano che al governo negli ultimi due anni ci sono stati loro e non noi?». Fini fa ironia: «Mi affascina la lungimiranza di Veltroni, che dispensa saggezza con frasi del tipo "spendere meno, spendere meglio"». Il leader della destra italiana è convintamente in cammino sulla strada del Popolo delle Libertà, «nel cui programma ci saranno tutti i valori della destra, che sono quelli del Ppe». Fini non si preoccupa se i sondaggi danno il Pd in crescita («Lo dice Veltroni, perché se non dice questo che deve dire?»). Nè vede il centrodestra a rischio calo consensi dopo il divorzio da Casini. «Sono d'accordo al centouno per cento con Berlusconi - ribatte anzi - meglio vincere nella chiarezza, magari impegnandosi di più, che vincere facile, avendo poi i problemi che hanno affossato Prodi. Meglio il Pdl di un caravan serraglio». Fini è «ottimista» anche sulla risposta del popolo di An, che, a suo giudizio, premierà la svolta nelle urne. Ma gela chi gli chiede se nel suo futuro ci siano progetti di leadership del Pdl. «Non ho mai fatto scelte in ragione di un obiettivo personale - ribatte - Non credo nelle investiture monarchiche, sono repubblicano. Il futuro del Pdl sarà deciso dagli iscritti, quando saranno maturi i tempi».

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