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Veltroni «il buono» fa fuori De Mita

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«Quandosi è stati per più di quarantacinque anni al Parlamento italiano ed europeo — ha spiegato subito dopo la riunione il segretario del Pd — si può pensare di continuare il proprio impegno politico non necessariamente in una istituzione». E a chi gli chiedeva se aveva intenzione di risentire De Mita dopo la scelta presa ha risposto con un secco «no». Del resto la strategia di Veltroni sulle candidature del partito Democratico si muove su un doppio binario: da una parte presentare molti giovani per «svecchiare» le liste, così come più volte promesso, dall'altra quello di avere un gruppo parlamentare di suoi uomini fidati, tenendo fuori deputati e senatori legati a D'Alema e Fassino. E De Mita, che nei Dl era legato principalmente al gruppo dei Popolari, è stato una delle «vittime» illustri. «Io, nell'applicazione dello statuto, sono vittima dell'età. Mi ribello e vi lascio — è stata la replica dell'ex esponente democristiano — Non sarò con voi ma contro di voi. Questo non è un addio alla politica. Non vedo più le condizioni per la mia partecipazione al partito. Ho parlato per 27 secondi e ho spiegato che la mia partecipazione alla costruzione del Pd è sempre stata accompagnata dalla preoccupazione e dai dubbi, ma ho sempre pensato di concorrere alla costruzione di un soggetto nuovo e democratico. Ma siamo in presenza di un partito che fonda la sua costruzione più su un desiderio che sulla realtà aspirando al modello americano, che è improponibile». La scelta di Veltroni non è piaciuta proprio a D'Alema, il quale era stato tra coloro che avevano sostenuto la candidatura dell'ex esponente democristiano alle ultime elezioni. «È una grande personalità politica che può certamente continuare a dare un contributo al Paese senza stare in Parlamento. Comunque, mi dispiace che si sia creato questo momento». Dispiaciuto anche Franco Marini: «Oggi De Mita ha fatto questo strappo. A me dispiace, perché è stato coerente con la linea che abbiamo avuto insieme».

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