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E ora Prodi gestirà due mesi di litigi

Romano Prodi

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Anzi, forse proprio per questo, litiga di più. Il nodo riguarda quello che l'esecutivo potrà o non potrà fare nei prossimi due mesi. A Palazzo Chigi fanno notare che nessuna decisione è stata presa e che solo il Consiglio dei ministri potrà decidere quali provvedimenti far approvare e quali, invece, accantonare. Ovviamente gli unici che potranno continuare ad essere discussi dalle Camere, per i loro requisiti di urgenza e necessità, sono i decreti legge. Così, mentre rimarranno quasi sicuramente al palo i Contratti di unione solidale (evoluzione dei Dico) e il riassetto del sistema televisivo, il governo proverà a portare a casa almeno il minimo indispensabile. Proverà, perché i problemi all'interno del centrosinistra sono sempre gli stessi e Prodi, con tutta probabilità, avrà bisogno del sostegno del centrodestra. Anche per l'ordinaria amministrazione. In pole position nella lista delle cose da fare c'è sicuramente il decreto milleproroghe ma, soprattutto, ci sono il rifinanziamento delle missioni all'Estero (in discussione nelle commissioni riunite Difesa e Affari Esteri della Camera) e quella parte del pacchetto sicurezza stralciata dopo l'omicidio di Giovanna Reggiani. Sul primo punto il segretario del Prc Franco Giordano è stato chiaro: «Abbiamo sempre cercato un terreno di mediazione ma ora il confronto è reso più complesso dal fatto che non c'è più l'Unione: un "luogo" che è stato distrutto dalla crisi di governo». Ergo: potremo votare contro. E anche sul dl sicurezza ci sono problemi. Il testo, infatti, era già decaduto lo scorso dicembre dopo le polemiche seguite all'inserimento di alcune norme antiomofobia che avevano spinto la senatrice teodem Paola Binetti a non votare la fiducia a Palazzo Madama. Oggi la storia potrebbe ripetersi. Dove il governo non potrà assolutamente intervenire, invece, è sulla possibilità di indirizzare il cosiddetto «tesoretto» verso misure a favore dei salari più bassi (altra bandiera della sinistra radicale). Probabile quindi che, alla fine, Prodi e Padoa Schioppa decidano di utilizzaro per consolidare la riduzione del debito. Restano poi una serie di nodi che andranno sciolti fuori dalle aule parlamentari. Sulle nomime delle aziende pubbliche il Professore sembra intenzionato a fare di tutto affinché il pacchetto venga gestito dal prossimo governo mentre non è ben chiaro cosa succederà nel merito della trattativa per la vendita di Alitalia ad Airfrance (l'esecutivo dovrebbe aprire un tavolo sulla questione Malpensa). C'è poi il nodo Tav. Il sottosegretario Enrico Letta ha annunciato che il 13 febbraio alle 15.30 si riunirà a Palazzo Chigi il tavolo politico sulla Torino-Lione. Un altro motivo di scontro per un governo che non esiste più.

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