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Berlusconi: "Alle urne o Roma verrà invasa"

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Silvio Berlusconi

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Ieri il leader azzurro (che ormai trascorre intere giornate a Milano, al capezzale della madre gravemente malata) è intervenuto telefonicamente all'assemblea nazionale di Rete Italia, associazione creata da Roberto Formigoni, e ha ribadito, con forza, la sua posizione. Anzitutto niente governo istituzionale. «Se non otteniamo il voto - ha spiegato - credo che milioni di persone andranno a Roma per chiederlo. In questa situazione il paese ha bisogno di un governo che sia nella piena legittimazione, che sia operativo e che metta insieme gente che la pensa nello stesso modo». Berlusconi ripeterà questa sua convinzione anche a Napolitano quando, domani, salirà al Colle per le consultazioni: «Credo che sapremo rappresentare al presidente Napolitano questa situazione. Anche la sinistra dovrà convincersi. Tra l'altro, fino all'altro giorno diceva che dopo Prodi si doveva andare alle elezioni. Ora, per convenienza, stanno cambiando parere ma credo non ci siano alternative». Anche se l'obiettivo è quello delle urne, però, il Cavaliere lancia comunque un messaggio alla controparte: «Se all'interno di questa sinistra ci fossero persone di buona volontà che volessero dividere con noi certe responsabilità per delle riforme, magari poco popolari, non saremo certo noi a dire di no». Insomma, dopo il voto, il dialogo può riprendere. Con la campagna elettorale ormai alle porte, Berlusconi ha quindi voluto assicurare gli alleati, soprattutto quelli dei partiti più piccoli: «Noi daremo supporto e sostegno ai nostri alleati, daremo loro visibilità, ma poi con i loro voti dovranno eleggere i loro rappresentanti. Il confronto lo faremo al nostro interno in ambito nazionale, perché la legge elettorale non può essere cambiata. Ci sarebbe infatti il rischio di spostare le elezioni troppo avanti, al di là dell'autunno». In ogni caso l'appuntamento elettorale non fermerà la costruzione del Popolo delle Libertà che, anzi, potrebbe comparire all'interno del simbolo di Forza Italia, per dare visibilità al progetto: «Non potendo cambiare la legge elettorale faremo referendum nei gazebo affinché i nostri militanti possano eleggere i loro candidati». E a Formigoni che lo stuzzica ironicamente («Abbiamo costituito molti circoli del predellino tu sei il capo, dicci qual è il progetto») il Cavaliere replica: «Si va assolutamente avanti. Non è cambiato nulla. In questo momento ciò che vedo difficile è la registrazione delle persone nel nuovo partito e la nomina dei segretari comunali, provinciali e regionali. Queste operazioni credo interferiscano con le elezioni che riteniamo urgenti». Ma il Berlusconi-day non è finito qui. Nel pomeriggio, arrivando a casa della madre, il Cavaliere è tornato a chiedere il voto: «La salvezza nezionale sta nel ritornare dai cittadini». E sulla possibilità che una futura maggioranza disomogenea di centrodestra (Udeur, Lega, An, La Destra, Udc) possa condizionare l'operato del governo ha risposto: «Io credo che non ci sarà più la possibilità per nessuno di porre veti, perché la maggioranza sarà tale che le decisioni dei partiti di vertice, dei partiti più importanti, saranno quelle che conteranno sempre, aperti a suggerimenti positivi che potranno venire da tutti».

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