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Prodi sente la crisi, blitz al Senato

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Il Professore vede i suoi ministri e prova ad accelerare sul caso dei seggi contestati

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E il Professore è nuovamente in piedi sull'orlo del baratro. A dirlo non è Silvio Berlusconi ma Antonello Soro capogruppo del Pd alla Camera e da molti considerato la «voce ufficiale» di Palazzo Chigi. «Il filo si sta logorando - spiega durante la trasmissione Radio anch'io - e non escludo che alla fine ci possa essere la necessità di andare al voto». Insomma, nell'Unione c'è la consapevolezza di essere arrivati ad un punto di non ritorno. Per questo, prima di partire per Bologna, Romano Prodi ha voluto fare il punto della situazione. Prima si è dedicato al nuovo incarico di ministro della Giustizia e si è recato a via Arenula dove ha incontrato sottosegretari e dirigenti del ministero (a cui ha ribadito l'intenzione di mantenere l'interim per breve tempo). Quindi ha rivestito i panni di presidente del Consiglio e si è barricato a Palazzo Chigi. Anzitutto ha convocato immediatamente Antonio Di Pietro (che era già partito alla volta del Molise ed è stato costretto ad invertire la rotta). Il ministro delle Infrastrutture si è intrattenuto per circa un'ora e, alla fine, se ne è andato senza rilasciare dichiarazioni. Del faccia a faccia si sa solo che «è stato un incontro lungo e sereno» (fonti di Palazzo Chigi) che, però, non avrebbe mutato la posizione del leader dell'Idv. Di Pietro avrebbe confermato la propria disponibilità a votare la relazione sullo stato della giustizia scritta dall'ex Guardasigilli, ma avrebbe ribadito che non appoggerà, in alcun modo, una mozione di solidarietà che avvalli gli attacchi lanciati da Clemente Mastella contro la magistratura. Anche Giuseppe Fioroni e Massimo D'Alema sono stati ricevuti dal premier. Sia il ministro dell'Istruzione sia il vicepremier sono stati tirati in ballo da Mastella per averlo «lasciato solo», ma pare che Prodi li abbia voluti incontrare per capire se riuscirà o meno a superare questa «fase importante». Martedì, infatti, il Professore sarà alla Camera per il dibattito sullo stato della Giustizia (si replica giovedì al Senato) e dovrà disinnescare la mina Udeur. Mercoledì pomeriggio, invece, appuntamento a Palazzo Madama per la discussione sulla mozione di sfiducia individuale al ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Nel frattempo si cerca di accelerare sulla vicenda dei seggi contestati al Senato. Lunedì dovrebbe esserci la decisione della Giunta per le elezioni. In ballo ci sono 9 seggi. Tre di questi potrebbero incidere sui rapporti di forza tra i due schieramenti. Il senatore «dissidente» Franco Turigliatto potrebbe dover lasciare il posto a Marco Pannella. Il seggio di Gennaro Coronella (An) dovrebbe andare a Carmelo Conte, eletto nel Nuovo Psi che ora appoggia il governo. Mentre Cosimo Izzo (Fi) dovrebbe lasciare il posto a Antonio Marotta, eletto nell'Udc ma ora vicino a Marco Follini, senatore del Pd. Insomma, se tutti i ricorsi passassero, la maggioranza otterrebbe tre voti in più e passerebbe a 160 senatori eletti contro i 154 del centrodestra. In ogni caso, fanno notare all'interno dell'Unione, la decisione della Giunta dovrà essere confermata dall'Aula a scrutinio segreto. Meglio quindi non farsi illusioni, per allora il governo potrebbe essere già caduto.

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