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In assenza di punti forti e certi di riferimento il senso della collettività e lo spirito di stato si vanno pericolosamente affievolendo, è scossa la stessa «tenuta democratica» della città. La recentissima vicenda giudiziaria, a partire dal mandato di arresto per il Presidente del Consiglio Regionale della Campania, assieme a due Assessori e due Consiglieri, si inserisce fragorosamente in questo contesto. Sarà forse per questo, perché sono in gioco l'onore e le sorti di Napoli, che l'invito della Rivista Mezzogiorno Europa ad un incontro, oggi, per un impegno collettivo, costruttivo e concreto per uscire dalla crisi-rifiuti, sembra avere «intercettato» una domanda reale e sta avendo numerose e significative adesioni. L'invito è rivolto in primo luogo alla «società strutturata», come la definiscono i promotori, cioè a personalità delle istituzioni culturali, delle forze produttive, dell'associazionismo, delle professioni. In considerazione del «peso specifico» e dell'autonomia dei vari ambienti che vogliono «farsi carico» dei drammatici problemi aperti, nella iniziativa non sono stati coinvolti i partiti politici, i gruppi parlamentare e le assemblee elettive locali e nazionali. Non per marcare una contrapposizione, ma per una necessaria distinzione di ruoli e responsabilità. D'altronde la «Motivazione» dell'appuntamento (così sono state definite le tre frasi di convocazione per rendere chiaro che non si tratta di un «Appello» o di un «Manifesto») fissa con chiarezza scopi e ambiti: «Decidiamo di incontrarci per dare il segno che la città vuole farsi parte attiva di fronte alla drammatica emergenza in atto; perché la collettività nel suo insieme possa contribuire alla soluzione dei problemi; perchè a partire dall'emergenza si affronti il tema del rinnovamento e della rigenerazione dei rapporti tra istituzioni e città, per vincere sfiducia e rassegnazione e ridare a Napoli la prospettiva degna di una grande città». All'incontro hanno già aderito Università, Centri di ricerca, Licei, Ordini professionali, Sindacati, Associazioni di categoria, Fondazioni, Enti e imprese pubbliche e private, Teatri cittadini, Case editrici, Strutture del volontariato, e così via. E grandi intellettuali come il Presidente emerito Francesco Casavola e il filosofo Biagio de Giovanni. E napoletani che hanno dovuto lasciare la propria città per lavorare altrove, ma che alla propria città in difficoltà oggi si sentono più che mai legati e solidali: vorremmo poter fare qualcosa, diteci come. E personalità vicine a Napoli con amore, come Moni Ovadia, che ha indirizzato ai promotori dell'incontro parole di struggente dolcezza. E Francesco Rosi. E Luca De Filippo. Rosi con due righe dice tutto: «Condivido la vostra iniziativa. I drammi, i problemi e le ricchezze di Napoli li ho sempre vissuti intensamente nei miei film. Il mio Diario Napoletano del 1992 non a caso si concludeva con la mia frase: se lo Stato si arrende a Napoli si arrende dovunque, Napoli è l'Italia». De Filippo vuole impegnarsi anche in futuro: «Aderisco con gioia e grande interesse alla vostra iniziativa, nella speranza di poter dare anch'io un piccolo contributo, attraverso il confronto e lo scambio di idee anche future, per affrontare l'avvenire di Napoli con meno sconforto e per riacquistare una serena fiducia nelle istituzioni che certo in questo delicato frangente e anche in altre occasioni passate non hanno certo fatto una bella figura. Ritenetemi a disposizione per i prossimi incontri». Gli organizzatori, per con comprensibile riserbo, fanno capire che avanzeranno alla verifica e all'iniziativa proposte per dare coerenza e continuità all'iniziativa, nel tentativo di «mettere a rete» le risorse, le idee, «le ricchezze» di Napoli per Napoli. Ossia per il paese. Andrea Geremicca Direttore di Mezzogiorno Europa

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