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Ma Prodi continua a frenare l'intesa

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Così, Romano Prodi, sta tentando di rompere l'asse trasversale che sta lavorando sulla bozza Bianco. Anzi, lo sbeffeggia e ironizza le affermazioni dell'ex premier, che il leader del Pd prende invece molto sul serio. A parole Palazzo Chigi preferisce non esporsi. Il Professore incontra Walter Veltroni in un vertice durato più di un'ora. Cerca di fare un passo avanti nel cammino che porterà alla modifica del sistema elettorale. Sostiene lo sforzo che il Paese sta facendo. «L'auspicio del governo - dice - è trovare al più presto una soluzione, la più condivisa possibile». E la presidenza del Consiglio assicura che tra Veltroni e Prodi «non c'è nessuna diversità di vedute, con chi cerca di trovare una soluzione condivisa». Questo, a parole. Ma la forma, spesso, racconta uno scenario diverso dalla sostanza. Sì perché a mettersi di traverso nel dialogo tra il sindaco di Roma e Silvio Berlusconi, non sono solo i «partitini», come l'Udeur, i comunisti, l'Idv o i Socialisti. Mentre Veltroni prende sul serio le «avances» del Cavaliere e prova a costruire un accordo, Prodi fa tutto il contrario. Il premier neanche prende in considerazione le dichiarazioni del capo dell'opposizione sulle legge elettorale. Infatti, proprio ieri, poco dopo le parole di Berlusconi a sostegno del dialogo con il Pd, arriva il commento del numero uno dell'Unione: «Berlusconi? Ora mi aspetto solo una nuova dichiarazione tra un paio d'ore». Come a dire: io quel Silvio lì neppure lo sto ad ascoltare. E il risultato è che sul dialogo tra il leader-sindaco e il presidente di Forza Italia arriva una doccia fredda. Tanto fredda da mettere d'accordo quasi tutta l'Unione su almeno una cosa: l'asse Pd-FI va ostacolato subito. E se proveranno ad andare avanti nel loro cammino la battaglia sarà ancora più dura nelle Aule del Parlamento. Sono i piccoli partiti dell'Unione, infatti, il maggior sostegno di Romano Prodi. Sui loro «no» il premier punta tutte le sue carte per far cadere l'asse trasversale. Già nei giorni scorsi, i prodiani e la sinistra radicale hanno definito un «ricatto» la proposta di Berlusconi sulla legge elettorale, strumentalizzando la richiesta del Cavaliere sulla legge sul conflitto di interessi. E lo stop del Prof al dialogo è stato denunciato nei giorni scorsi dall'opposizione, a cominciare dal portavoce dell'ex premier. Paolo Bonaiuti ha spiegato che «i prodiani non vogliono assolutamente l'accordo. E con una ondata di dichiarazioni stanno cercando di collegare la disponibilità sulla legge elettorale, con il progetto anti-Mediaset del ministro Gentiloni. Questa distorsione della realtà - ha spiegato Bonaiuti - non salverà il governo Prodi». Alle contestazioni dei giorni scorsi si aggiungono quelle di ieri. Forza Italia prosegue a denunciare gli ostacoli posti dal Professore. Dopo il vertice dell'Unione, dicono dal partito azzurro, è chiara anche ai ciechi la strategia della maggioranza. «La commedia degli equivoci è alla fine. Si svelerà chi è, con la scusa del conflitto di interessi, che non vuole nessuna riforma elettorale». Insomma, Prodi alle strette ha mostrato il suo punto debole. E avrebbe «incaricato» i suoi uomini nella sinistra radicale di porre un altolà, di minacciare anche la crisi, purchè la sintonia che ora c'è tra Berlusconi e Veltroni non porti buoni frutti. «Noi siamo pronti al dialogo sulla riforma elettorale - spiega Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati azzurri - La verità è che Prodi non vuole che si arrivi a un'intesa, perché lui pensa solo alla sua poltrona e non all'interesse dell'Italia».

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