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Laura Della Pasqua [email protected] «Prodi ...

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È un'analisi lucida e dura quella che fa Cesare Salvi, presidente della Commissione Giustizia e capogruppo di Sinistra Democratica al Senato. Dalla legge elettorale al caso-Speciale al decreto sulla sicurezza, c'è un ingolfamento pre natalizio tutt'altro che positivo per Prodi. La matassa si è imbrogliata, che sta succedendo? Cominciamo dalla riforma della legge elettorale. Tra Veltroni e Prodi sembra un dialogo tra sordi, sono su posizioni distanti... «Tutto nasce dall'ingordigia di Berlusconi e Veltroni. Prima hanno proclamato la fine del maggioritario, poi lo sbarramento del 5% e, pazienza, io non sono contrario. Poi hanno detto all'unisono che ci vuole il proporzionale ma anche... il disproporzionale. Insomma una legge alla Crozza e questo non va bene. Cioè o è l'una o è l'altra cosa. Hanno ragione Fini e Casini». La sinistra su questo si trova d'accordo con An e Udc? «Non c'è motivo al mondo per cui i voti dati al Pd o a Forza Italia debbano valere più di quelli dati a An e Udc. E in questo Prodi è stato ragionevole. Al Senato non c'è maggioranza tra Pd e Forza Italia e il patto della frittata non può passare. E su questo punto Prodi ha detto parole di saggezza. Questa iniziativa di Veltroni destabilizza il governo. Per dirla con Mastella perchè devo sostenere un governo che mi vuole toglie voti?». Ma non è forse che l'intervento di Prodi che destabilizza il quadro del dialogo tra Veltroni e Berlusconi? «Prodi sta cercando di aggiustare gli errori di Veltroni. L'asse privilegiato Walter-Silvio destabilizza il governo. Io, sia ben chiaro, non ho nulla contro il dialogo tra Veltroni e Berlusconi ma vorrei che si dialogasse anche con la sinistra,con An e con l'Udc. Non può esserci una legge che avvantaggia due partiti e penalizza tutti gli altri. Perché mai un elettore di An deve contare meno di chi vota per Forza Italia?». Ma non è logico che ci sia un dialogo che privilegi i partiti maggiori rispetto a quelli più piccoli? «Partiti intorno al 10% sono piccoli solo nella testa di Berlusconi». E sul caso Speciale come se ne esce? «C'è un problema giuridico. Un governo ha il diritto di cambiare il comandante della Guardia di Finanza ma seguendo le procedure». Se il governo non fa ricorso al Consiglio di Stato non c'è il rischio di danneggiare anche la presidenza della Repubblica che ha controfirmato il decreto di sospensione di Speciale? «Assolutamente no. Il presidente della Repubblica firma atti dovuti. Il sistema delle garanzie funziona con i ricorsi giurisdizionali. Il problema è uscire dall'impiccio e la via potrebbe essere quella di accettare le dimissioni. In questi casi conviene chiudere la partita». A questo impiccio si aggiunge quello del decreto sulla sicurezza che è stato sbagliato nella stesura. «Se Napolitano dovesse ritenere di rinviare il decreto alle Camere perché c'è una norma sbagliata bisogna prenderne atto, è successo altre volte». Insomma per lei non è grave sbagliare un decreto? «Innanzitutto non si fa un decreto legge sull'onda dei delitti. Si rischia di fare in fretta e di fare della demagogia. Il problema però è che mentre si discute di questi temi ci sono famiglie e il ceto medio che hanno visto crollare il potere d'acquisto degli stipendi». Per uscire dall'impasse non sarebbe il caso di andare al voto? «Andando a votare un'altra volta saremmo punto e d'accapo. Sarebbe una prova d'impotenza. Se ne esce affrontando con serietà e serentità i temi in sospeso e rilanciando l'azione di governo da gennaio partendo dal caro vita e dalle condizioni dei giovani precari».

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