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Anche la Chiesa stacca la spina al governo Prodi. Il giorno ...

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E anche se Binetti assicura di non aver sentito né il Papa, né Bagnasco, né Bertori, ma solo la «propria coscienza», una cosa è certa: La norma sulla discriminazione per «tendenza sessuale», inserita all'ultimo minuto nel decreto, non piace alle gerarchie ecclesiastiche. E non è un caso che Avvenire (il quotidiano della Cei), subito dopo il voto di Palazzo Madama, abbia deciso di pubblicare un corsivetto nella pagina dei commenti dal titolo inequivocabile: «Decisione squassante». «All'ombra dell'imperiosa e ultimativa richiesta di serrare le fila recapitata dal governo alla coalizione di centrosinistra - si legge - si è fatta passare una decisione squassante che altrimenti non sarebbe stata assunta dal Senato della Repubblica. Il "decreto sicurezza" è, infatti, incredibilmente diventato il cavallo di Troia con cui far passare di forza, e al tempo stesso con insidiosa vaghezza, nel nostro ordinamento un nuovo reato anche d'opinione: la discriminazione fondata sulle "tendenze sessuali", quasi che queste avessero una "qualità" paragonabile alla razza o all'origine etnica». Per Avvenire non ci sono dubbi: si è trattato «a tutti gli effetti di una calcolata operazione ideologica di scardinamento del sistema sociale. Al quale noi, per la nostra parte, non possiamo consentire. Lo diremo più chiaramente domani (oggi ndr)». Ma il corsivo di Avvenire non è l'unica voce che si alza dal mondo cattolico. Per il cappellano di Montecitorio e rettore dell'Università Lateranense monsignor Rino Fisichella: «Quello della senatrice Binetti è stato un voto coerente e, come le hanno già detto molti, coraggioso». Duro anche il giudizio del presidente dell'Unione giuristi cattolici Francesco D'Agostino che, intervistato dal Sir (l'agenzia di stampa pomossa dalla Cei) e da Radio Vaticana paventa «ricadute giudiziarie pesantissime» per esempio per il matrimonio e l'adozione dei figli. Insomma sembra di rivedere un film già visto. Dopotutto non è la prima volta che Palazzo Chigi e la Chiesa arrivano ad un passo dalla rottura. Era già accaduto lo scorso 12 maggio quando un milione di persone era sceso in piazza San Giovanni a Roma contro i Dico. Anche allora la Chiesa non si era schierata ufficialmente, ma il Family Day divenne, a tutti gli effetti, una sua vittoria. E non si può certo dimenticare la battaglia per l'astensione al referendum sulla fecondazione assistita quando Prodi, da «cattolico adulto», aveva deciso di non rispettare le indicazioni della Cei e si era recato alle urne. Eppure nelle ultime settimane il clima sembrava essersi rasserenato con il segretario di Stato Tarcisio Bertone che aveva incontrato prima (il 28 novembre) il segretario del Pd Walter Veltroni e poi (il 4 dicembre) il Professore. Un pranzo, quest'ultimo, che il porporato aveva commentato laconico: «Speriamo porti frutti». Quelli arrivati fino ad oggi sono sicuramente frutti amari.

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