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Solo gli infettati restano a secco

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O gli incentivi fiscali al cinema a cui teneva tanto Bordon. Per non parlare della ricerca scientifica, per la quale il centro della Montalcini ha ricevuto un finanziamento di tre milioni di euro. E poi ci sono gli emotrasfusi. E chi sono? Sono un popolo silenzioso, migliaia di persone. Non sono di nessun partito, non sono una sottocorrente del Pd, non sono comunisti, non minacciano scioperi. Sono i trasfusi occasionali, quelli che magari sono andati in ospedale dopo un incidente, hanno fatto una trasfusione e si sono beccati infezioni da Hiv, quello dell'Aids. O l'epatite C. O la B. E tutto per colpa di sangue non controllato. Sono gli infettati di Stato. Attendono un risarcimento, in circa 5000 hanno fatto causa. Sia chiaro, si tratta di una vicenda che si trascina da anni. Il governo precedente aveva provato a metterci una pezza, infilando nel Bilancio prima 98 milioni e poi 198. Ma non aveva, l'esecutivo dell'epoca, un tesoretto a disposizione. Questo sì, ce l'ha. E aveva anche dichiarato la ministra della Salute, Livia Turco (in una riunione del marzo scorso con le associazioni dei malati), che le problematiche degli emotrasfusi «rappresentano la prima urgenza a cui dare una risposta». Non solo, quegli infettati avevano anche un senatore su cui contare, il presidente della commissione Sanità, Ignazio Marino, il quale il mese precedente aveva detto: «Le persone che hanno subito danni in seguito ad emotrasfusioni hanno diritto ad un risarcimento adeguato e devono essere ascoltate con la dovuta attenzione dai membri del Parlamento». E ancora: «Si tratta di un problema che si trascina da molti anni senza trovare una soluzione adeguata». Insomma, la strada sembrava spianata. Sembrava. Al Senato scoppia il putiferio, al ministero vogliono prima stabilire criteri chiari per l'accesso ai risarcimenti. Ci sono in ballo anche i talassemici. O gli emofilici. I tavoli tecnici al ministero non hanno ancora partorito una soluzione, c'è una cifra complessiva ed è esorbitante: un miliardo e 800 milioni. Il governo frena. Marino, pressato anche da Storace (La Destra) e da Cursi (An), non molla sul decreto fiscale e incassa 150 milioni. Quando arriva la Manovra vera e propria si mette in moto l'infernale macchina tritatutto. Spunta un emendamento che assegna 180 milioni all'anno per dieci anni. Poi viene cassata la seconda parte, nove anni: per ora solo 180 milioni. Nel 2009, quando tutti prevedono le prossime elezioni, si vedrà. Il presidente della commissione Sanità abbandona l'emendamento. Se ne riappropria Cursi, che alla Salute nella scorsa legislatura è stato sottosegretario, e la richiesta passa. I malati, quei malati, avranno le briciole per il momento. Ora si ricomincia, la Finanziaria riparte alla Camera. Si attendeva che il relatore almeno concedesse qualche spicciolo in più. Niente. Qualche deputato ci riproverà ancora. Quegli infettati di Stato dovranno aspettare ancora. Non sono in grado di minacciare la caduta del governo. Non ancora.

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