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Rai-Mediaset, il caso si è già sgonfiato

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[...]da parte di «Repubblica» delle conversazioni telefoniche tra alcuni manager di viale Mazzini e del Biscione e che avrebbe messo in luce una presunta rete di controllo delle notizie a favore del Cavaliere. A sette giorni di distanza il presunto scandalo si è letteralmente sgonfiato rivelandosi un flop. Certo la Rai, come lo stesso direttore generale Claudio Cappon ha confermato, «sta facendo tutto nei tempi più rapidi possibili», attivando un'indagine interna. Ma ormai a riportare la vicenda agli altari della cronaca sono solo gli esponenti del centrosinistra. E così ieri il ministro delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ripeteva che quanto è accaduto «è molto più grave, si è verificata una concentrazione del potere mediatico attraverso il possesso di aziende commerciali e potere politico esercitato sul servizio pubblico». Mentre dall'alto della sua presidenza a Montecitorio Fausto Bertinotti chiede a gran voce il ritorno «a una idea del servizio pubblico radiotelevisivo». E a conferma di come il caso si stia smontato giorno dopo giorno è stata l'audizione di ieri del direttore generale della Rai, Claudio Cappon. A differenza di Petruccioli il dg ha sposato un low profile spiegando alla Commissione che «il problema è capire se è accaduto qualcosa di non normale». Precisando, inoltre, di aver avuto «contatti, sporadici, con il dottor Confalonieri, ma rientravano nella normalità. Bisogna vedere se si è andati oltre la normalità. È questo che dobbiamo accertare». Parole caute e non certo di un direttore generale a capo di un'azienda «violentata» come aveva detto il presidente Petruccioli. Ed infine lo stesso Cappon ammette che «quella che ho vissuto in questi 15 mesi non è la Rai succube nei suoi dipendenti rispetto al concorrente commerciale, anzi c'é un fortissimo orgoglio aziendale». Un caso solo per il centrosinistra.

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